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La vertigine non è paura di cadere....ma voglia di volare !!!!!!!
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Il programma di Follow-up, attraverso periodici controlli clinici e strumentali, consente non solo di acquisire ulteriori lumi su quella che e la naturale evoluzione della malattia stessa, valutando l’intervallo libero da malattia, ma anche e soprattutto, di evidenziare in fase asintomatica eventuali riprese di malattia locale o a distanza in modo da poter intervenire tempestivamente per porvi rimedio con i più appropriati mezzi terapeutici.
Esiste un follow-up passivo, oggi non più utilizzato; in tale programma, solo dopo la ricaduta, si eseguono gli accertamenti e quindi si effettua il trattamento opportuno, ma si corre il rischio di « perdere l’autobus della vita ».
Quello oggi utilizzato da tutti i centri di senologia e il follow-up attivo, più conforme con i principi di diagnosi precoce di recidive e metastasi che favorirebbe un approccio terapeutico più efficace migliorando quest’ultimo la qualità di vita della paziente cancerosa. A questo, bisogna aggiungere una partecipazione attiva della paziente che favorisce di molto i compiti del sanitario. Per meglio definire la sorveglianza oncologica delle pazienti, e indispensabile quindi conoscere a fondo sotto i più svariati aspetti, la storia naturale di tale neoplasia per indirizzare le indagini verso gli organi più frequentemente sede di ripresa neoplastica e quindi la sorveglianza sarà soprattutto indirizzata verso la cicatrice operatoria, l’apparato scheletrico, l’apparato respiratorio, i tessuti molli, il fegato.
Oggi si segue la malattia, una volta scoperta, in modo dinamico, attivo.
Infatti un follow-up basato sulla precoce documentazione della ripresa neoplastica dopo la terapia primaria e un cardine fondamentale se si tiene presente che il trattamento successivo può essere efficace e rendere possibile un aumento della sopravvivenza.
Tuttavia anche se non esiste un programma ufficiale di follow-up, le esperienze acquisite fino ad oggi indicherebbero che esami clinici e strumentali, ripetuti troppo frequentemente non sembrano migliorare l’accuratezza diagnostica e creerebbero eccessivi problemi psicologici alle pazienti. D’altronde si può anche dire che l’intervallo tra comparsa di metastasi asintomatiche e manifestazioni cliniche e breve e non sembra influenzare negativamente il decorso della malattia..