Diagnosi precoce

Come si fa

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  1. ladybe
     
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    Ho imparato che non esistono verità assolute ma tante varianti che fanno sì che anche medici luminari (come nel mio caso)
    non riescano a vedere il k nonostante esperienze decennali di visite ed esami e tesi sul tumore al seno...............
    E a sei mesi dall'ultima visita con uno di questi luminari me lo sono trovato da sola, di oltre 2 cm. che sonnecchiava nel
    mio corpo da molto tempo essendo un G1 con Ki 67 al 3% :wub:
    E dopo 5 anni di tamoxifene (non è vero che non dà dolori) e 1 anno di femara ho deciso di interrompere la cura perché
    i dolori erano davvero insostenibili avendo anche la fibromialgia, quindi sono convinta che nella nostra situazione ci voglia
    anche tantissima fortuna...........e che Dio ci aiuti!!!
     
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    Cercare di sopravvivere nonostante tutto.

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    ladybe, concordo con te sul fatto che a volte visite e accertamenti non bastano, e dipende anche da chi li fa, da come li fa, con quali strumentazioni, e da chi li interpreta. Ci sono purtroppo tante variabili, e comunque se non fosse stata data ampia divulgazione all'utilità dell'autopalpazione, non verrebbe forse neanche in mente di farla.


    Edited by Madiada - 20/8/2016, 12:00
     
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    Cercare di sopravvivere nonostante tutto.

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    TUMORE AL SENO, UN MICRORNA PREDICE IL RISCHIO DI METASTASI
    07 luglio 2015 HealthDesk, 06/07/2015

    DIAGNOSI PIÙ ACCURATE
    La scoperta apre la porta all'identificazione delle pazienti con malattia aggressiva e al loro trattamento precoce

    Un microRna, il miR-30e, sembra avere un ruolo importante nell'individuazione del rischio di metastasi in un particolare sottotipo di carcinoma mammario: una sua elevata espressione, infatti, garantisce un effetto protettivo sulla comparsa di metastasi riducendo il rischio di ben 8 volte. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Unità Biomarcatori del Dipartimento di Oncologia sperimentale e medicina molecolare dell'Istituto nazionale dei tumori (Int) in uno studio pubblicato sul British Journal of Cancer. La scoperta apre la porta all'identificazione delle pazienti con malattia aggressiva e al loro trattamento precoce.
    La ricerca, finanziata da Airc, si è concentrata sul tumore al seno del sottotipo luminale, che interessa 7 pazienti su 10 e che include sia pazienti con ottima prognosi, praticamente sempre libere dalla malattia (malattia indolente), sia pazienti che vanno incontro a recidive locali e a metastasi anche a distanza di un decennio dalla rimozione del tumore primitivo (malattia aggressiva).
    «Lo studio non si limita a valutare il ruolo prognostico di alcuni microRna, piccole molecole di Rna che regolano l'espressione genica e sono disregolate nei tumori», spiega Maria Grazia Daidone, direttore del dipartimento di Oncologia sperimentale e medicina molecolare dell'Int e coordinatrice del progetto insieme a Vera Cappelletti, ricercatrice biologa dell'Int. «Cerca anche di stabilire quanto queste molecole contribuiscono a definire il rischio di metastasi anche in presenza delle informazioni già fornite da età della paziente, dimensione e grado istologico del tumore e presenza di malattia nei linfonodi ascellari, informazioni già presenti nel foglio della diagnosi».
    I valori di miR 30e hanno permesso di individuare tra le donne con carcinoma mammario luminale senza coinvolgimento dei linfonodi ascellari (quindi ad uno stadio iniziale della malattia), quelle per le quali il rischio di sviluppare metastasi a distanza è minimo a parità delle altre variabili, come il grado di coinvolgimento della risposta immunitaria, valutata come espressione dei geni.
    «Si è dimostrato che un' elevata espressione di miR-30e conferisce un effetto protettivo sulla comparsa di metastasi. Il rischio relativo di metastatizzazione a distanza è circa 8 volte inferiore per le pazienti il cui tumore esprime elevati livelli di miR-30e rispetto a quelle il cui tumore ne esprime bassi livelli o non lo esprime del tutto», precisa Daidone. «Tale risultato ha trovato conferma anche su casistiche indipendenti di pazienti operate in altri Istituti e questo rafforza l'osservazione iniziale dell'Int. Infine lo studio ha offerto una spiegazione dell'effetto protettivo della maggiore espressione di miR 30e».
    L'individuazione precoce di questi gruppi risulta quindi di importanza fondamentale per una pianificazione terapeutica più mirata che eviterebbe l'esposizione a trattamenti tossici e costosi a pazienti che non ne necessitano.

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    La mammografia riduce il rischio di morire di cancro al seno
    20 luglio 2015 Sportello Cancro, Vera Martinella, 17/07/2015

    NUOVE CONFERME
    Benefici maggiori dallo screening nelle donne fra i 50 e i 69 anni, ma i vantaggi sono chiari anche per le 70enni. Si studiano nuovi esami efficaci, soprattutto per le 40enni


    Le donne che si sottopongono regolarmente allo screening con mammografia tra i 50 e i 69 anni riducono del 40 per cento i rischi di morire per un tumore al seno rispetto alle loro coetanee che non partecipano ai controlli. L’ultima conferma arriva da un vasto studio da poco pubblicato sulNew England Journal of Medicine e coordinato dagli esperti dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), l’agenzia che all’interno dell’Organizzazione Mondiale i Sanità è specializzata sui tumori.

    L’indagine
    Gli esperti hanno valutato gli esiti di 11 sperimentazioni e 40 studi osservazionali (quelli che servono ad analizzare associazioni tra fattori di rischio o fattori protettivi e la patologia in studio) che hanno coinvolto parecchie migliaia di donne in tutto il mondo. Le conclusioni a cui sono giunti hanno messo in evidenzia che i benefici maggiori si ottengono con lo screening mammografico nelle donne fra i 50 e i 69 anni (quello attivo anche nel nostro Paese, per cui tutte le italiane in quella fascia d’età ricevono ogni due anni la lettera a sottoporsi gratuitamente al test). «Ogni mille donne che si sottopongono all’esame nei programmi organizzati vengono trovati da 4 a 10 tumori della mammella (la variabilità dipende dall’età e se è la donna è al primo esame o a uno successivo) – dice Marco Zappa, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Screening -. Oggi il 70 per cento delle donne italiane dopo i 50 anni riceve un invito per sottoporsi allo screening mammografico contro il tumore al seno , meno di una su sei però coglie l’occasione che può salvare loro la vita».

    Controlli anche per le donne sopra i 70 anni e per le 40enni
    Diversi studi hanno inoltre mostrato importanti vantaggi per le donne fra i 70 e i 74 anni, mentre le evidenze a favore dello screening fra le 40enni sono più limitate, anche se vanno nella stessa direzione delle donne più anziane. Ogni anno in Italia sono circa 46mila i nuovi casi di cancro al seno: l’80 per cento riguarda donne con più di 50 anni, ma l’incidenza nelle 30-40enni è in crescita. Le raccomandazioni sulla partecipazione allo screening e gli esami da fare per un’eventuale diagnosi precoce in questa fascia d’età sono materia dibattuta da tempo e molti specialisti concordano sul fatto che il programma di prevenzione (per tempistica dei controlli e tipologia di esame, se ecografia o mammografia eventualmente abbinate a risonanza magnetica) debba essere elaborato «su misura», tenendo conto dei vari fattori di rischio che ha ogni donna e della forma anatomica del suo seno. «In Italia quello che si sta studiando è se, a seconda della densità del seno in età giovanile si possono pensare intervalli di screening diversi: ad esempio una mammografia annuale per i seni densi e ogni due anni per quelli chiari - aggiunge Zappa - . Al momento attuale suggerirei alle 40enni che, soppesati vantaggi e svantaggi (ovvero rischio di sovradiagnosi e “accumulo”, seppur limitato, di radiazioni) vogliono comunque sottoporsi a un test di controllo, un esame mammografico all’anno, eseguito però in centri dove si diagnosticano (e si trattano) molti casi di tumore ogni anno».

    Lo screening salva la vita: 9 donne su 10 guariscono con diagnosi precoce
    «Queste conclusioni permettono di rassicurare ancora una volta le donne di tutto il mondo – commenta Eugenio Paci, tra gli autori dello studio ed epidemiologo all’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze -: lo screening con mammografia salva vite e l’evidenza prova che è uno strumento determinante per diagnosticare il cancro al seno in fase precoce, permettere un trattamento appropriato e, quindi, ridurre il numero delle morti. Per quanto riguarda poi i possibili aspetti negativi dello screening (ovvero le diagnosi e le eventuali diagnosi e trattamento in eccesso, i falsi positivi, le radiazioni accumulate tramite i ripetuti esami), appare ben dimostrato che i benefici superano i rischi. Il carcinoma mammario è il tumore femminile più frequente in tutto il mondo, causa ogni anno di milioni di morti, ma 9 donne su 10 che lo scoprono ai primi stadi guariscono definitivamente e la mortalità per questo tumore è in diminuzione. Ogni 1000 donne che dai 50 anni seguono il protocollo suggerito nei programmi di screening organizzato in Europa circa 20 sarebbero morte di questa malattia, ma se partecipano allo screening è stato stimato che da 7 a 9 hanno la loro vita salvata dall’aver partecipato al programma. Ecco perché è fondamentale sottoporsi ai controlli».

    Oltre la mammografia, si studiano e valutano nuovi esami efficaci
    Lo studio Iarc si conclude con l’affermazione che si può e si deve fare di più per raggiungere un’ulteriore riduzione della mortalità da cancro al seno. Esperti e ricercatori, anche in Italia, già studiano metodi alternativi alla mammografia, che abbiano la stessa o migliore efficacia e minori effetti collaterali. Come la promettente tomosintesi digitale, ovvero un nuovo sistema di imaging tridimensionale del seno che potrebbe migliorare l’accuratezza dell’esame perché consente di vedere meglio attraverso i tessuti mammari più densi (come ad esempio il seno in giovane età). «Infine – concludono Zappa e Paci - vanno messi a punti metodi «personalizzati» per le donne più a rischio, per la loro storia familiare (madri, zii, nonne, sorelle con un tumore al seno) o per il loro assetto genetico (mutazione dei geni Brca1 e Brca2), che devono essere sottoposte a controlli ravvicinati nel tempo e che iniziano già in giovane età. Ad esempio, la risonanza magnetica della mammella è considerata una tecnologia utile nell’identificazione di carcinomi nelle donne giovani ad alto rischio genetico, ma è necessario promuovere ulteriori ricerche»

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    CARCINOMA DELLA MAMMELLA

    EZIOLOGIA:
    Un profilo genomico e' stato riscontrato in casi di tumore al seno.
    4 sottoclassi (luminale A luminale B, basale ed HER2).
    ed hanno distinto comportamento clinico. Questa classificazione si basa sul tipo di recettore e sul'espressione di citochine specifiche

    FATTORI DI RISCHIO
    ESTROGENI ENDOGENI: un fattore importante e' dato dal livello e dalla durata dell'esposizione agli estrogeni endogeni: Menarca precoce, nulliparità, e
    menopausa tardiva, l'obesità e la terapia ormonale sostitutiva aumentano i livelli di estrogeni nelle donne in postmenopausa.
    FAMILIARITA': un storia familiare di tumore al seno in un parente di 1 grado e' il piu riconosciuto fattore di rischio. Aumenta di 5 volte nelle donne con 2 o piu parenti di primo grado con cancro della mammella, a maggior ragione se diagnosticati in età precoce. Anche una storia nei familiari di cancro ovarico e' da tenere in considerazione.
    ORMONI ESOGENI: e' oggetto di studio ma l'uso di contraccettivi orali aumenta il rischio di contrarre un cancro mammario. E' ridotto nell'eta in cui si prende ma aumenta nei 10 anni successivi alla cessazione dei contraccettivi orali. Il rischio maggiore e' dato dalle combinazione estrogeni-progesterone rispetto ai soli estrogeni.

    Età avanzata

    Storia di famiglia
    Due o più familiari (madre, sorella)
    Un parente di primo grado
    Storia familiare di carcinoma ovarico nelle donne < 50 anni

    Storia personale
    Positivo per mutazione BRCA1/BRCA2
    Biopsia del seno con iperplasia atipica
    Biopsia del seno con LCIS o DCIS

    Riproduttivo storia
    Età al menarca precoce (<12 anni)
    tarda età della menopausa
    tarda età della prima gravidanza a termine (> 30 anni) / nulliparità
    L'uso di estrogeni associati / HRT progesterone
    L'uso corrente o recente di contraccettivi orali

    Aumento di peso
    Stile di vita sedentario
    Consumo di alcool

    Fattori genetici:
    Mentre il 20-30% delle donne con cancro al seno hanno almeno un parente con una storia di cancro al seno, solo il 5-10% delle donne con cancro al seno hanno una predisposizione ereditaria identificabile.
    Mutazioni BRCA1 e BRCA2 sono responsabili del 3-8% di tutti i casi di cancro della mammella e del 15-20% dei casi familiari. Rare mutazioni sono visti nei geni PTEN, TP53, MLH1, MLH2 e STK11.

    Le mutazione BRCA1 e BRCA2 sui cr 13 e 17 rispettivamente possono essere ereditati in maniera autosomica dominante.
    Particolarmente le BRCA1 sono riscontrati nel 7% delle famiglie con tumore al seno e il 40% delle famiglie con tumore mammario ed ovarico.
    BRCA2 è anche un fattore di rischio per cancro della mammella maschile
    Altri tumori associati a mutazioni BRCA2 sono alla prostata, al pancreas , tube , vescica , linfoma non-Hodgkin e carcinoma delle cellule basali

    Malattie associate sono
    Li-Fraumeni p53
    Cowden PTEN
    Altre malattie genetiche rare, come di Peutz-Jeghers e poliposi ereditaria di carcinoma del colon-retto (HNPCC), sono associati ad un aumentato rischio di cancro al seno

    SCREENING
    Lo screening e' il test per scoprire una malattia in assenza di sintomatologia.
    Deve essere sensibile, poco costoso e non invasivo.
    La diagnosi precoce ha aumentato la sopravvivenza con la mammografia.
    Per le donne di età inferiore ai 40 anni e' consigliato l'auto esame del seno e una mammografia ogni 3 anni (anche a partire dai 20 anni)
    In definitiva e' consigliata una mammografia ogni 2 anni tra i 50 e 70 anni.

    Anche l'ecografia potrebbe essere aggiunta come esame di screening. Ma e' limitata da vari fattori come il fallimento nel riconoscimento delle microcalcificazioni e scarsa specificita (34%)
    La RM puo essere utile per riconoscere una neoplasia in donne giovani adulte. E' un importante mezzo adiuvante in donne con mutazioni di BRCA1 e BRCA2, identificando cancri in fase iniziale.
    Tuttavia ha un uso limitato come screening generale per via dei costi maggiori e specificità del 26% oltre ad un elevato numero di falsi positivi con susseguenti costi addizionali.
    La RM annuale si fa quando c'e
    -mutazioni BRCA
    -parente con BRCA

    SINTOMATOLOGIA:
    E' spesso rilevato come un'anomalia allo screening tramite mammografia oppure come nodulo palpabile.
    Asimmetria, microcalcificazioni, massa o distorsione architetturale sono tutti indicazione ad avviare altri esami strumentali quali ecografia e RM
    Solo il 4% dei pazienti presenta una massa maligna con dolore al seno (carcinoma intraduttale che stenotizza un dotto). Altri sintomi possono includere immobilità, cambiamenti della pelle (gonfiore, ispessimento, arrossdamento) o ulcerazioni e retrazioni del capezzolo
    La secrezione mammaria per il 90% indica una lesione benigna. (in questo caso il primo passo e' la galattografia).

    DIAGNOSI
    Anamnesi, E.O. Ecografia, mammografia, Rm, biopsia


    DOLORE mammario in donna postmenopausale localizzato e persistente per settimane o mesi? ----> E.O. mammografia ed ecografia

    SECREZIONE mammaria omolaterale, monoorifiziale, ematica, sieroematica, sierosa o acquosa? ----> galattografia ed esame citologico

    Indicazioni alla Ecografia:
    Mammella densa, età < 40 anni, nodulo palpabile, dubbi mammografici, diagnosi differenziale tra formazioni cistiche e noduli solidi.
    Lesioni maligne: ipoecogene, margini irregolari con spicolature, calcificazioni con cono d'ombra.
    Ecografia anche con eco doppler ed mdc
    se c'e aumentata vascolarizzazione la lesione non e' benigna, se c'e vascolarizzazione normale nessun significato.

    Mammografia:
    Biproiettiva bilaterale. Proiezione MLO (mediolateraleobliqua) e CC (craniocaudale)
    L'autopalpazione del seno e' raccomandata ma non sostituisce lo screening strumentale.

    Biopsia
    percutanea con largo calibro guidato dall'imaging e' consigliato per diagnosticare nuovi tumori. L'imaging e' rappresentato dall'ecografia, Rm

    RM Sempre dopo eco e mammografia, per fare stadiazione loco-regionale.
    INDICAZIONI
    -Seni densi
    -familiarità BRCA1 e BRCA2
    -protesi estetiche
    -postquadrantectomia
    -post chemioterapia neoadiuvante




    STADIAZIONE con RM locoregionale e RX torace e TC addome per eventuali metastasi

    tumore primitivo (T)
    Tx: tumore primario non può essere valutata
    T0: nessuna evidenza di tumore primitivo
    Tis: (DCIS) Carcinoma in situ
    Tis: (CLIS) Carcinoma in situ
    Tis: La malattia di Paget dimensioni del tumore.) del capezzolo con assenza di tumore (malattia di Paget associata a tumore viene classificata secondo la la
    T1: Tumore di 2 cm o più piccoli in diametro
    T1mic: microinvasion 0,1 centimetri o meno nella dimensione massima
    T1a: Tumore> 0.1 ma non> 0,5 cm di diametro
    T1b: Tumore> 0.5 ma non> 1 cm di diametro
    T1c: tumore> 1 cm ma non> 2 cm di diametro

    T2: tumore> 2 cm ma non> 5 cm di diametro

    T3: tumore> 5 cm di diametro

    T4: Tumore di qualsiasi dimensione, con estensione diretta alla (a) la parete toracica o (b) solo la pelle, come descritto di seguito
    T4a: Estensione alla parete toracica, escluso il muscolo pettorale
    T4b: edema (inclusi buccia d'arancia) o ulcerazione della cute della pelle del seno o noduli satelliti confinati alla stessa mammella
    T4c: Sia T4a e T4b
    T4D: malattia infiammatoria
    I linfonodi regionali (N)
    Nx: linfonodi regionali non possono essere valutati (ad esempio, precedentemente rimosso)

    N0: Linfonodi regionali liberi da metastasi

    N1: metastasi in mobile nodo omolaterale linfonodi ascellari (s)

    N2: metastasi in linfonodi ascellari omolaterali (s) fissa o opaco, o in linfonodi mammari interni clinicamente apparenti in assenza di metastasi clinicamente evidenti ascellare
    N2a: metastasi in linfonodi ascellari omolaterali fissi tra loro o ad altre strutture
    N2b: metastasi solo in linfonodi clinicamente evidente mammarie interne e in assenza di evidenza clinica di linfonodi ascellari

    N3: Metastasi in linfonodi omolaterali sottoclaveare o sovraclaveare (s) con o senza coinvolgimento dei linfonodi ascellari, o clinicamente apparente ipsilateral interno linfonodi mammari (s) e in presenza di linfonodi ascellari
    N3A: Metastasi in linfonodi omolaterali sottoclaveare (s)
    N3B: metastasi in linfonodi omolaterali nodo interno mammario (s) e dei linfonodi ascellari (s)
    N3c: metastasi in linfonodi sovraclaveari omolaterali (s)
    Metastasi a distanza
    MX: metastasi a distanza non può essere valutata
    M0: No metastasi a distanza
    M1: metastasi a distanza

    TERAPIA

    Chirurgia in primis Quadrantectomia, mastectomia, rimozione linfonodo sentinella, dissezione del cavo ascellare.

    RADIOTERAPIA
    1)Dopo quadrantectomia assolutamente radioterapia adiuvante
    -Whole Breast Radioterapy WBRT (50-55 Gy in 5-6 settimane)
    -Parzial Breast Irradiation PBI (si fa se > 45 anni + se e' un carcinoma duttale invasivo o forma in situ + dimensioni < 3 cm + R0 ovvero margini puliti + linfonodi negativi sentinella)

    2)mastectomia + radioterapia in 4 casi
    -massa > 5 cm
    -linfadenectomia del cavo ascellare risultano coinvolti piu di 4 linfondi (in questo caso 45-50 Gy con campo di irradiazione all'ascella e alla regione sopraclaveare)
    -all'esame istologico c'e infiltrazione dei margini

    Chemioterapia

    Ormonoterapia (estrogeno dipendenti)

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    Elenco di centri d’eccellenza di senologia in Italia, dove rivolgersi ad esperti per dubbi e visite prima di prendere qualsiasi iniziativa

    ● AVEZZANO (AQ) – Centro di Prevenzione, Diagnosi e Terapia del tumore della mammella Giunione. Tel: 0863.23338.
    ● POTENZA – Unità di Chirurgia Senologica dell’ Ospedale San Paolo. Tel: 0971.613535.
    ● BOLOGNA – Centro di Senologia del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Tel: 051.6363590.
    ● RAVENNA – Istituto Oncologico Romagnolo. Tel: 0544.34299.
    ● AVIANO (PN) – Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone). Tel: 0434.65911.
    ● ROMA – Reparto di Metodologia Chirurgica-Senologica del Policlinico Umberto I di Roma. Tel: 06.59453267.
    ● ROMA – Centro di Senologia del Policlinico Gemelli. Tel: 06.30156328.
    ● GENOVA – Senologia Chirurgica Avanzata dell’Istituto Nazionale della Ricerca sul Cancro. Tel: 010.5600895.
    ● GENOVA – Centro Oncologico Ligure. Tel: 010.583049.
    ● BERGAMO – Centro di Senologia degli Ospedali Riuniti. Tel: 035.269661.
    ● MILANO – Istituto Nazionale dei Tumori. Tel: 02.23901
    ● MILANO – Divisione di senologia dell’ IEO (Isituto Europeo di Oncologia). Tel: 02.57491111.
    ● MONZA – Centro di Senologia degli Istituti Clinici Zucchi. Tel: 039.8383644.
    ● MONZA – Centro di Senologia del Policlinico di Monza. Tel: 039.2810581.
    ● PAVIA – U.O: di Senologia della Fondazione Maugeri. Tel: 0382.592277- 0382.592278.
    ● TORINO – Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica. Tel: 011.6333875.
    ● TORINO – Ospedale Ostetrico-Ginecologico Sant’Anna. Tel: 011.3131945.
    ● BARI – Centro di Senologia dell’Ospedale San Paolo. Tel: 080.5843776.
    ● CATANIA – – Istituto Oncologico del Mediterraneo. Tele: 095.7895000.
    ● PALERMO – Dipartimento di Oncologia Sperimentale ARNAS dell’Ospedale Civico Fatebenefratelli. Tel: 091.666344.
    ● PALERMO – U.O. di Senologia degli Ospedali Riuniti. Tel: 091.6802522.
    ● PISA – U.O. di Senologia dell’Ospedale di Pisa. Tel: 050-992491- 050.992729.
    ● BOLZANO – Unità Operativa di Chirurgia Senologica. Tel: 0471.402000 -0471.406529.
    ● PERUGIA – Servizio di Senologia Asl 2. Tel: 075.5412670.
    ● NEGRAR (VR) – Centro di Senologia dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria Tel: 045.6013548.
    ● PADOVA – Unità di Senologia dell’Isituto Oncologico Veneto. Tel: 049.89211111.

    ****************************

    Tumore al seno - Termografia e mammografia: due approcci complementari per la diagnosi del tumore al seno.

    Con la termografia si possono integrare i risultati delle altre analisi (ecografia e mammografia) e ottenere un quadro clinico più completo. La probabilità di diagnosticare correttamente un tumore al seno aumenta sensibilmente e non ci sono controindicazioni al suo uso. E’ una tecnica non invasiva che non espone la donna a radiazioni e le permette di monitorare lo stato del suo seno. Inoltre può permettere di individuare il tumore in una fase precoce in donne che per la loro giovane età non possono utilizzare efficacemente la mammografia. E’ particolarmente indicato per donne di tutte le età.

    La termografia viene eseguita a domicilio. Oltre all’analisi del seno si può fare una analisi del busto ed evidenziare altre problematiche quali anomalo funzionamento della tiroide, contratture muscolari, dolori di schiena, trigger points di dolori miofasciali. L’abbinamento della analisi termografica e della mammografia aumenta la probabilità di una precoce individuazione del tumore al seno. L’analisi termografica a domicilio è infine interessante per tutte quelle pazienti che per l’età o difficoltà di deambulazione non possono recarsi in uno studio medico.

    Perché la termografia può integrare i risultati delle mammografie? Le informazioni che seguono forniscono ulteriori elementi per comprendere i limiti della mammografia.

    Lo screening mammografico è un controllo di massa condotto soprattutto su donne sane e utilizza i raggi X. Lo screening è destinato a persone asintomatiche. Il suo fine è la diagnosi precoce: lo screening non riduce l’incidenza del cancro al seno. Diagnosi precoce e prevenzione sono infatti due cose diverse. Lo screening mammografico non previene il cancro. E’ una tecnica diagnostica. La diagnosi precoce non riduce la mortalità in tutte le forme di cancro: se non esiste una terapia efficace la diagnosi precoce non allunga la vita ma rende solo noto lo stato del paziente. La America Cancer Society e il National Cancer Institute consigliano una mammografia e un esame clinico al seno ogni anno o ogni due anni dopo i 40 anni. L’Osservatorio nazionale screening, dipendente dal Ministero, suggerisce una mammografia ogni 2 anni, dai 50 ai 69 anni di età. C'è una riduzione del rischio mortalità per cancro al seno del 25% se si utilizza lo screening mammografico. Studi su donne fra i 35 e 65 anni indicano che l’autoesame non ha effetto sulla mortalità da cancro del seno, ma aumenta il numero di tumori scoperti.

    False positive: sono le donne che non hanno il cancro al seno ma hanno una mammogramma positivo.Devono di solito essere sottoposte ad un’altra mammografia o agli ultrasuoni, a una biopsia e poche sfortunate subiscono anche una mastectomia o una nodulectomia. Ci sono inoltre conseguenze psicologiche, stati di ansia e depressione oltre che fisiche. Fra le più giovani la falsa positività è superiore. Infine ci sono i falsi negativi, ossia le donne che hanno il cancro e una mammografia negativa. Se il dottore vuole ridurre le false negatività dovrà essere più prudente col risultato di aumentare la proporzione di false positività. Lo screening mammografico non fa scendere l’incidenza del cancro al seno ma solo la mortalità da cancro al seno: si riesce cioè a fare una diagnosi precoce ma non la prevenzione.

    Non tutti i cancri al seno progrediscono. Per esempio i carcinoma duttali in situ possono non progredire. Esistono dei tumori al seno che possono non farsi sentire per tutta la vita. Sono i cosiddetti carcinomi duttali in situ: in questi il tumore resta confinato nei dotti lattiferi e non si estende al tessuto circostante. La mammografia li può scoprire: sono più della metà dei tumori scoperti nelle trentenni e il 40% di quelli scoperti nelle quarantenni. Non si conosce bene il decorso clinico ma si pensa che in 20 o 30 anni una frazione che va dal 10% al 50% si trasforma e diventa invasivo. I medici però non sono in grado di distinguere quali saranno invasivi da quelli che non lo saranno. Inoltre, alcuni tumori, diagnosticati in tarda età, si sviluppano così lentamente che non diventeranno letali. La maggior parte delle donne non sa che i tumori possono essere statici.

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    Individuare le patologie prima che arrivino. e curarle. per il Prof. Paolo Veronesi è un obiettivo possibile grazie a un’alleanza: «Tra chi fa ricerca e chi crede nella prevenzione».

    Spesso capita di leggere che i tumori sono aumentati, che c’è più gente che si ammala rispetto a qualche decennio fa. È così?
    «Sicuramente alcuni fattori di rischio sono aumentati e così la probabilità di ammalarsi. Ma quello che non consideriamo è che oggi, per fortuna, si fanno controlli più mirati, le diagnosi sono più precise e si conoscono più tipologie di tumori, con la possibilità di individuare in tempo la malattia. In generale, se ne parla di più».

    Che ruolo ha la diagnosi?
    «La chiamiamo “prevenzione secondaria”: i frequenti check up, soprattutto se si è a rischio per via ereditaria o a causa di uno stile di vita non sanissimo, sono fondamentali. Eppure sono ancora tanti i fumatori che, per esempio, non fanno mai un esame spirometrico.

    Si gioca d’anticipo perché non esiste una vera e propria cura per quella malattia?
    «Si sono fatti passi da gigante nel campo delle terapie, è innegabile, ma la prevenzione è ancora l’aspetto più importante. Oggi la diagnosi precoce è precocissima: ormai miriamo ad arrivare prima della malattia. E molte delle ricerche che finanziamo hanno proprio questo obiettivo: calcolare le probabilità di ammalarsi, intervenire molto prima che il male si manifesti. Come avviene per i “biomarker”, che funzionano come segnali d’allarme e che sono dei veri e propri indicatori della possibilità di ammalarsi. E parlo non solo di tumori, ma anche di patologie cardiache».

    In cosa consiste, invece, la prevenzione primaria?
    «Nelle nostre scelte, che sono più efficaci di quanto uno immagini. Basterebbe dare un’occhiata alle statistiche sulle malattie cardiovascolari, che sono diminuite molto negli ultimi anni, proprio grazie alla prevenzione primaria, ovvero alla riduzione dei fattori di rischio. Certo, per le malattie oncologiche, le cause non sono ancora così manifeste. Anche se per alcune tipologie di tumore, come quello al polmone, il fumo è un fattore scatenante ormai accertato».

    Al di là della ricerca, le campagne di prevenzione hanno davvero efficacia sullo stile di vita?
    «Sì, forse non ancora in maniera evidente, ma qualcosa sta cambiando. Il vero impatto ci sarà sulle nuove generazioni, che vengono educate da subito a riconoscere la pericolosità e l’incidenza di certi comportamenti sulla propria salute. Trent’anni fa si fumava senza porsi nemmeno il problema, oggi accendi una sigaretta conoscendo tutti i rischi a cui vai incontro».

    Dalla sua esperienza di medico, quali sono le rinunce che i pazienti proprio non riescono a fare?
    «Purtroppo torniamo ancora una volta alle sigarette: nonostante tutti sappiano quanto sono pericolose, solo una minoranza riesce davvero a smettere. È questo il problema più importante della sanità pubblica in Italia. Di fumo muoiono 80 mila persone l’anno: è inaccettabile».

    E poi c’è l’alimentazione. Dovremmo mangiare meglio e di meno?
    «Sì, se prima consigliavamo di eliminare il cibo spazzatura, o alcol e grassi in eccesso, oggi proponiamo un comportamento attivo: scegliere di mettere in tavola i cibi che fanno bene. Basta fare un giro in libreria e ci si accorgerà di come la tendenza sia proprio quella di cercare la salute a tavola. I libri di ricette privilegiano l’uso di cibi antiossidanti e anticancro: dalla cipolla ai frutti di bosco, passando per broccoli, carote, funghi, pesce azzurro e perfino cioccolato fondente. Proprio una delle ricerche che verranno sostenute dalla Fondazione quest’anno si occuperà di analizzare quanto la dieta vegetariana possa avere un impatto positivo sulla salute».

    Quindi non solo divieti?
    «Piuttosto che dire: “Non fare questo, non mangiare quell’altro”, stiamo cercando di incoraggiare i comportamenti “proattivi” e, in questo, per fortuna ci aiutano molto anche i testimonial involontari: personaggi dello sport o dello spettacolo che, attraverso le loro scelte di vita sana, mostrano che stare dalla parte della salute non è noioso. La vita spericolata, oggi, non è più un modello a cui rifarsi».

    C’è chi dice che in un Paese come il nostro, che dà tanta importanza alla buona tavola, sia molto difficile far passare come vincente l’idea di pasti frugali...
    «Si tratta anche di un problema culturale, ma io sono ottimista. Mi capita sempre più spesso di parlare con gente che ha scelto, per se stessa ma anche per la famiglia, uno stile di vita sano, anche semplicemente informandosi di più sui cibi, cercando di sfruttare al meglio le loro proprietà. Pensiamo a quanti ristoranti, anche stellati, abbiano ormai l’opzione per vegetariani nel menù. Vuol dire che, a forza di parlarne, qualcosa si è mosso».

    Che dire dello stress e dei fattori ambientali? Ci sono prove che la città in cui si vive e lo stato emotivo abbiano un ruolo nella probabilità di ammalarsi?
    «Di ricerche ce ne sono molte. Oggi, per esempio, si sta cercando di capire se un evento traumatico possa essere tra i fattori scatenanti del tumore al seno. Ma non c’è ancora nessun riscontro. Così come per il luogo in cui si abita: pensi che i tumori di chi vive in centro a Milano sono diminuiti rispetto a chi abita in periferia».

    Crede davvero che un giorno potremo sconfiggere malattie come il cancro?
    «Si arriverà ad arginarlo il più possibile e a curare sempre più persone. Il tumore, purtroppo, non è una malattia sola, sono tante diverse tra loro. Ma è incoraggiante vedere sempre più ricercatori al lavoro per dare battaglia a quello che è diventato uno dei nostri nemici più temuti. Con tanti giovani determinati e al servizio della ricerca, e con un’opinione pubblica sempre più informata, il cancro avrà vita più dura».
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    confermo, nella mia regione consigliano eco al seno dai 25 anni, ci sono manifesti ovunque ,
    inoltre è molto consigliato l' esame del sangue occulto, ogni due anni la regione spedisce a domicilio i campioni per la raccolta ai pz dai 50 anni .
     
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18 replies since 13/7/2015, 08:20   4883 views
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