LA LOTTA AL TUMORE

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  1. oleandro60
     
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    E' ancora tutto molto "fumoso"

    A quanto ho capito è una tecnica che permette ad oggi di trattare tumori non operabili e non recettivi alla radioterapia ma che ha grandi potenzialità per il futuro.

    Il primo centro di adroterapia è stato inaugurato a Pavia...ma da quanto capisco non è ancora funzionante....

    Vi posto alcuni articoli, ma c'è ancora molto da approfondire.



    CNAO
    Il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) è il primo centro ospedaliero in Italia (e il quarto del mondo, dopo gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone) espressamente dedicato al trattamento dei tumori mediante l'adroterapia.

    Il CNAO è stato istituito per volontà del Ministero della Salute e la Fondazione CNAO, incaricata della sua realizzazione, costruzione e futuro funzionamento, è stata insediata a Milano il 21 novembre 2001, avvalendosi della competente e appassionata opera del prof. Ugo Amaldi.
    Il Centro è stato completato a Pavia e la sua inaugurazione è avvenuta il 15 febbraio del 2010.

    Il CNAO si prefigge lo scopo di curare i pazienti affetti da tumori solidi mediante l'uso di fasci di protoni e ioni carbonio: si tratta di particelle denominate adroni, da cui il nome di adroterapia. Nello stesso tempo effettuerà ricerca scientifica per individuare strumenti sempre più efficaci nella lotta contro il cancro.
    In altri termini, il CNAO opererà a due livelli: presterà assistenza medica diretta ai malati di cancro e farà ricerca clinica e radiobiologia. Il centro funzionerà con prestazioni di carattere ambulatoriale; non sono previsti servizi di assistenza in regime di ricovero ordinario.

    A livello tecnologico il CNAO si avvarrà di un sincrotrone in grado di accelerare sia protoni sia ioni carbonio. Protoni e ioni saranno prodotti in due sorgenti, pre-accelerati da un acceleratore lineare, seguito da una linea di iniezione per il trasferimento delle particelle nell’anello del sincrotrone dove verranno ulteriormente accelerate ed estratte ad energie sino a 250 MeV per i protoni e 400 MeV/u per gli ioni carbonio.

    Il CNAO ha tre sale di trattamento, una delle quali dotata di un sistema di trattamento con fascio sia orizzontale sia verticale. In funzione del tipo di particelle utilizzate (protoni o ioni carbonio) e della loro energia, potranno essere irradiati tumori a profondità variabili da 1 a 27 cm.

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    ADROTERAPIA
    La terapia adronica, detta anche adroterapia, è una forma particolare di radioterapia che utilizza, anziché i raggi X, fasci di particelle pesanti, dette adroni tra i quali ricordiamo gli ioni carbonio ed i protoni, per trattare un'ampia gamma di patologie, prevalentemente ma non esclusivamente tumorali.

    Grazie alle particolari proprietà fisiche di tali particelle l’adroterapia è un trattamento più preciso perché consente di “colpire” il tumore in modo estremamente selettivo e quindi di “risparmiare” i tessuti sani che lo circondano. E anche più efficace, in quanto permette in alcuni casi di uccidere le cellule di quei tumori che mostrano una certa resistenza alle radiazioni convenzionali.

    L'adroterapia è un trattamento che per ora viene effettuato solo in poche strutture nel mondo perché necessita di macchinari tecnologicamente molto sofisticati e costosi.

    Centri di cura e ricerca si trovano negli Stati Uniti, in Europa (Francia, Germania, Svizzera, Italia) e in Giappone.

    Attualmente l'unico centro italiano nel quale è possibile ricevere un trattamento di protonterapia (esclusivamente per patologia oculari) è situato a Catania (centro CATANA presso i Laboratori Nazionali del Sud dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dove uno staff di medici e fisici sanitari dell'Azienda Ospedaliera Policlinico di Catania effettua i trattamenti circa ogni 5 settimane. CATANA permette il trattamento di alcune patologie oculari come il melanoma della coroide, dell'iride o della congiuntiva.

    In Italia, a Pavia, è inoltre stato completato il primo centro ospedaliero dedicato all'Adroterapia, il CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologia), sorto per il forte impegno del prof. Ugo Amaldi, che può trattare pazienti sia con protoni, sia con ioni, in particolare ioni carbonio. A regime, il CNAO avrà una capacità operativa di oltre 3000 pazienti all'anno.


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  2. Paoletta2
     
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    OK, Oleandro, ma ancora non si capisce se questo metodo e' utile per il trattamento di tutti i tipi di tessuto (quindi anche per l'osso).
    Poi non si capisce se l'adroterapia è la stessa cosa che hanno inaugurato all'IEO e che chiamano Trilogy. Vedi anche su Youtube, presentazione del prof. Orecchia, ma e' pubblicizzato su riviste etc...
    questo Trilogy e' anche a base di protoni.

    Cerchiamo di informarci!
    "Sapere e' potere"!!
    E assilliamo i medici con richieste di spiegazione. Ne abbiamo diritto, accidenti.
    M.
     
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    https://insiemepervincere.forumfree.it/?t=47903702
     
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  4. Paoletta2
     
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    ok, sere, ma il link che aggiungi non risponde alle mie domande....
     
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  5. stefania1964
     
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    Milano, l'Ieo presenta radioterapia ultraveloce: solo 15 giorni di sedute


    Svolta nella radioterapia: anzi di sottoporsi a una cura lunga 2 mesi, ora basteranno semplicemente due settimane. Proprio così e, tranquilli, perché sarà altrettanto efficace, come quella tradizionale. Questo, almeno, è l'obiettivo che si è prefissato l'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano.
    In occasione di questo nuovo e interessante progetto, sono state presentate due nuove apparecchiature 'ultra-rapide' per la radioterapia: la 'AccuBoost', dedicata a coloro che sono affette da cancro al seno; e la 'Trilogy System' utile per combattere gli altri tumori killer (come quelli alla prostata, ginecologici e al torace), e lavora in 4D.
    Ma la cosa importate è che entrambe le macchine combinano le radiazioni con un sistema di immagini per 'guidare' la cura nel modo più preciso possibile, colpendo il tumore ma risparmiando il tessuto sano. E, come se non bastasse, lo fanno anche in tempi altrettanto brevi: bastano ad esempio solo 1-2 minuti per ciascuna seduta di radioterapia, e la cura totale, invece di durare 6-8 settimane, si esaurisce in un quarto del tempo.

    ''Migliorare la qualità di vita dei malati è la nostra grande ossessione. Inizieremo al più presto una grande sperimentazione clinica che confronti queste macchine con quelle tradizionali. Ci aspettiamo certamente un miglioramento, comunque dobbiamo verificarne la quantità'', dichiara l’esperto, Umberto Veronesi.


     
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    Paoletta non era per rispondere alle tue domande ma solamente per mettere assieme le due discussioni che trattano lo stesso argomento ;)

    (che è la stessa cosa che ha postato Stefy qua ora)
     
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  7. oleandro60
     
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    Scusami Paoletta, ma come ti dicevo le notizie sono ancora fumose ed il Centro Nazionale di Adroterapia è stato solo inaugurato ma non è ancora in funzione (vedi link sottostante)

    www.cnao.it/

    Ti posto alcune pagine tratte dal sito della Fondazione TERA - Fondazione per l'adroterapia oncologica.

    Cos'è l'adroterapia

    L’adroterapia è la figlia più giovane della radioterapia convenzionale, quella che si effettua con i raggi X (detti 'gammas' o 'fotoni' dai fisici). L’adroterapia utilizza fasci di protoni (ioni di idrogeno), di ioni carbonio e di neutroni, che sono tutte particelle più pesanti degli elettroni e sono dette "adroni".

    Protoni accelerati a 200 MeV e ioni carbonio accelerati a 4’700 MeV permettono di irradiare i tumori profondi seguendone il contorno con precisione millimetrica e di risparmiare i tessuti sani circostanti.

    Produrre protoni e ioni carbonio di queste energie è più difficile e costoso che produrre gli elettroni da 10 o 20 MeV necessari per la terapia convenzionale con raggi X. Soltanto i protoni da 200 MeV riescono infatti a penetrare nel corpo fino a 27 cm e a raggiungere così i tumori profondi. Per penetrare fino alla stessa profondità gli ioni carbonio devono essere accelerati a un'energia circa ventiquattro volte maggiore (4’700 MeV), il che implica apparecchiature ancora più grandi.

    Per la protonterapia si usano quindi o "ciclotroni" di 3-4 metri di diametro [Figura: In un ciclotrone gli adroni percorrono un'orbita a spirale], oppure "sincrotroni" di 6-8 metri di diametro [Figura: In un sincrotrone gli adroni percorrono una stessa orbita circolare un milione di volte].

    Invece per la terapia con ioni carbonio si impiegano "sincrotroni" di 20-25 metri

    Come funziona l'adroterapia?

    Gli "Adroni" - usati nella terapia - sono nuclei di atomi che, portati ad alta energia da una potente macchina acceleratrice, sono lanciati come proiettili in grado di danneggiare tessuti malati in massima parte alla fine del loro corso nel corpo del paziente, in corrispondenza del tumore.




    Il bersaglio tumorale


    L'adroterapia era stata inizialmente indicata per i tumori localizzati nella base cranica, sul fondo dell'occhio e lungo la colonna vertebrale. Recentemente, i tumori pediatrici, i tumori del sistema nervoso centrale, della prostata, del fegato, dell'apparato gastroenterico e del polmone sono stati trattati con successo con tale trattamento.




    Adroterapia

    Un fascio di adroni carico rilascia la maggior parte della sua energia distruttiva (in rosso) sul bersaglio. La dose al tumore può essere quindi molto elevata mentre i tessuti sani vengono risparmiati.




    Radioterapia con raggi X

    I raggi X rilasciano soltanto parte dell'energia sul tumore e coinvolgono anche i tessuti sani. La dose non può essere altrettanto elevata. Per aumentarla, e meglio controllare il tumore, si usano molti fasci di raggi X incrociati (IMRT = Intensity Modulated Radiation Therapy).



    I vantaggi


    L'adroterapia con protoni e ioni carbonio, rilasciando la dose al tumore con gran selettività, reca meno danni ai tessuti sani circostanti rispetto alla radioterapia con raggi X. Questa proprietà è particolarmente importante nei casi in cui il tumore è localizzato presso organi vitali che non devono essere irradiati.

    Inoltre uno ione carbonio rilascia, in ogni cellula traversata, un’energia circa ventiquattro volte maggiore di quella rilasciata da un protone. Per questo gli ioni carbonio hanno sulla maggior parte dei tessuti una maggiore efficacia biologica dei protoni (e dei raggi X) nell’uccidere le cellule “radio resistenti” che si trovano alla fine del loro percorso, ove si trova il bersaglio tumorale.

    A CHI SERVE L'ADROTERAPIA?


    L’adroterapia è stata utile finora a circa 35.000 pazienti nel mondo. In Italia potrebbero beneficiarne ogni anno circa 15.000 persone. In un rapporto pubblicato all'inizio del 2004, l'Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica (AIRO) ha quantificato il numero di pazienti italiani che dovrebbero poter accedere a questa terapia [Documento: Implementazione di una rete di Centri di Adroterapia con protoni e ioni sul territorio nazionale]. Le conclusioni indicano che, sui circa 20'000 pazienti trattati con raggi X di alta energia ogni 10 milioni di italiani, circa 200 (1%) dovrebbero essere trattati oramai con protoni (pazienti detti appartenenti alla categoria A), 2'500 (13%) trarrebbero profitto dalla terapia con protoni (categoria B) e circa 600 (3%) si potrebbero avvantaggiarsi della terapia con ioni carbonio. Dunque in Italia c'e bisogno di un centro nazionale per la terapia con ioni carbonio (come il centro progettatto e promosso dalla Fondazione TERA gia` in costruzione a Pavia: link) e 4-5 centri di protonterapia (link a Trento).

    In generale, le indicazioni cliniche della terapia con fasci di protoni riguardano le neoplasie oculari e i tumori che interessano la base del cranio, la spina dorsale e la prostata. Con gli ioni carbonio sono vantaggiosi anche per i seguenti tumori: carcinomi delle ghiandole salivari e dei seni paranasali, sarcomi ossei e dei tessuti molli, carcinomi delle vie biliari, tumori dei polmoni e del fegato e tumori pediatrici.

    Nel caso di buona parte dei tumori del distretto cervicocefalico, del torace, dell’addome o dello scavo pelvico la terapia con protoni può essere utilizzata anche per somministrare, al termine di un trattamento convenzionale, un sovradosaggio.

    In particolare, gli ioni hanno una maggiore efficacia biologica relativa (EBR) rispetto ai raggi X e anche ai protoni: le cellule hanno una minore capacità di riparare le lesioni prodotte dagli ioni, che sono quindi particolarmente indicati nel trattamento dei tumori radioresistenti, che cioè resistono sia ai raggi X sia ai protoni e rappresentano il 10% circa di tutti i tumori trattabili con le radiazioni.

    Presso il centro per ioni carbonio HIMAC di Chiba (Giappone) sono stati ottenuti risultati molto positivi nel trattamento dei tumori polmonari non-microcitomi (NSCC) e nei tumori epatici non operabili. In alcune patologie cerebrali il laboratorio GSI di Darmstadt ha dimostrato che gli ioni carbonio sono nettamente piu efficaci dei protoni. Risultati particolarmente interessanti sono stati ottenuti nei tumori delle ghiandole salivari e nei melanomi e carcinomi adenoide-cistici del massiccio facciale che rispondono poco alla radioterapia convenzionale.

    Sulla base di questi risultati clinici (basati su piu' di 30'000 pazienti trattati nel mondo con protoni e 1'700 pazienti irradiati con ioni carbonio) l'AIRO giunge alla conclusione che in Italia ogni anno 1'000 pazienti circa hanno tumori che devono essere trattati con fasci di protoni (patologie elettive). Inoltre la protonterapia porterebbe, sulla base delle conoscenze attuali, un importante vantaggio a circa 10'000 altri pazienti all'anno.

    I tumori radioresistenti per i quali e' stato mostrato un elevato tasso di di controllo locale sono circa 3'500 all'anno; questo e' il numero di potenziali pazienti da trattare, possibilmente, con ioni carbonio.

    Secondo l'AIRO, per rispondere alle esigenze dei malati italiani sarebbero necessari 3-5 centri di protonterapia, (situalti al nord, a centro e al sud) e un Centro Nazionale di eccellenza per ioni carbonio dotato di 3-4 sale di trattamento.

    Notizie tratte da www.tera.it/ise.cgi

    Più di tanto in base alle informazioni ufficiali sui siti ufficiali non ci è dato a sapere....
    Poi ci sono mille altre informazioni nel web di cui dubito sull'attendibilità.

    Un abbraccio

    A.
     
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  8. Paoletta2
     
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    Caro Oleandro (e forum),
    curiosando a mia volta qua e la' ho capito: non se ne parla nei nostri ospedali per 2 motivi:

    1) sono ancora in fase di applicazione sperimentale (devono ancora capire quanto serve, statisticamente);
    2) possono trattare un numero limitato di pazienti e danno la precedenza a chi ha una singola massa (in situ), in punti critici.
    D'altro canto, stanno progettando altre strutture, oltre quellka di Pavia, quindi non e' escluso che un domani accolgano i pazienti in modo meno selettivo.

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  9. oleandro60
     
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    Senza troppi trionfalismi......riporto qui di seguito una notizia che, comunque, mi sembra degna di attenzione

    da italiasalute.it


    Cancro al seno, si studia un nuovo vaccino
    Nuovo vaccino e geni resistenti le ultime scoperte sul tumore al seno

    Un vaccino sperimentale ha dato ottimi risultati contro il tumore al seno. Un gruppo di scienziati americani lo hanno testato su topi da laboratorio, ai quali la sostanza ha impedito di sviluppare la neoplasia.
    La scoperta è apparsa su Nature Medicine, sulle cui pagine i ricercatori hanno affermato di voler partire con la sperimentazione umana, anche se sono consapevoli che per arrivare a un vaccino ci vorrà ancora del tempo.
    Il coordinatore della ricerca, Vincent Tuohy del Cleveland Clinic Learner Research Institute, spiega: “noi pensiamo che questo vaccino sarà usato un giorno per prevenire il cancro al seno nelle donne adulte nello stesso modo con cui i vaccini oggi prevengono molte malattie dell'infanzia. Se funziona negli esseri umani come ha funzionato nei topi, sarà un progresso monumentale. Potremmo eliminare il tumore al seno”.
    Durante la sperimentazione, un gruppo di topi modificati geneticamente per sviluppare il cancro al seno è stato diviso in due; alcuni sono stati vaccinati con una sostanza che conteneva a-lactalbumina e gli altri con un vaccino che non conteneva l'antigene. Fra i topi a cui era stata somministrata l'a-lactabulmina, nessuno ha sviluppato il cancro, mentre tutti gli altri si sono ammalati. Sulla base di tali risultati, i ricercatori hanno subito avviato le procedure per una sperimentazione su umani.
    Un'altra ricerca ha raggiunto risultati interessanti per altri versi e fatto una scoperta che “potrebbe salvare migliaia di vite ogni anno”. È ciò che affermano i ricercatori che hanno svelato i meccanismi alla base della resistenza ai farmaci nel caso di tumore al seno.
    La scoperta si deve a un'équipe del Dana Farber Institute di Boston, negli Stati Uniti, i cui ricercatori, anche in questo caso, hanno pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Nature Medicine.
    Individuando i geni responsabili della farmaco-resistenza, si può comprendere in anticipo la reale efficacia o meno della chemioterapia e intervenire di conseguenza con maggior tempestività nella terapia, modificandola secondo le esigenze che si presentano di volta in volta.
    La ricerca americana ha preso in esame una serie di farmaci che combattono il cancro al seno e che prendono il nome di antracicline, sostanze adiuvanti per la terapia che si rende necessaria a seguito dell'intervento chirurgico, allo scopo di scongiurare la ricomparsa della neoplasia.
    Farmaci come la doxurubicina, la daunorubicina e l'epirubicina sono molto utilizzati nel trattamento dei tumori al seno. I ricercatori statunitensi hanno analizzato campioni di tumore prelevati da 85 donne, cercando le caratteristiche utili a spiegare la differenza di efficacia del trattamento a seconda dei soggetti.
    Gli scienziati si sono resi conto che in un caso su cinque, due geni presentavano un'iperattività che consentiva al cancro di opporre resistenza alla chemioterapia. Le donne a cui erano riconducibili tali campioni erano le stesse sulle quali il trattamento si era rivelato inefficace, con la conseguente comparsa di recidive e nuove metastasi.
    Sull'evoluzione della ricerca e la messa a punto di un test da utilizzare per riuscire a predire l'efficacia del trattamento farmacologico, il coordinatore della ricerca, Andrew Richardson, si è mostrato abbastanza fiducioso: “questi risultati suggeriscono che i tumori resistenti alle antracicline possono ancora essere sensibili ad altri agenti. Per questo un test su questi geni sarebbe molto utile per definire la terapia più efficace per queste pazienti. Un kit per questo tipo di test genetici non dovrebbe essere difficile da sviluppare e potrebbe essere sperimentato sulle pazienti in meno di un anno”.

     
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  10. Paoletta2
     
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    il vaccino eventuale.....e' solo a scopo preventivo....
    Se parli coni ricercatori ti rispondono sempre: eh, ma per il c. al seno c'e' la terapia ormonale....quindi e' meno urgente.
    Eppure sanno che quella non funziona per sempre; sanno che non tutte ce l'hanno ormonosensibile, sanno che il tamoxifene (o femara o...) fa anche tanti danni.
    Che rabbia!!!! :ph34r: :ph34r: :ph34r: :ph34r:
     
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  11. jessy70
     
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    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/to...1875360963.html
     
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  12. cedan
     
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    Grazie Jessy...avanti si va....in tutti i sensi!!
     
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  13. Paoletta2
     
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    ma l'ottima notizia sarebbe la produzione di "antisemaforina". Speriamo che si diano da fare, anziche' andare per congressi in luoghi esotici, pensare alla carriera e non quagliare niente....
     
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  14. Paoletta2
     
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    questa mi sembra un'ottima notizia: da seguire da vicino le applicazioni!!!!
    http://www.milanosanita.it/public/news/new...e-metastasi.asp
     
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    Grazie a tutte per le notizie! :) ....Incrociamo le dita e tutto ciò che abbiamo, sperando che si sconfigga finalmente e definitivamente questa bestiaccia schifosa..... :sick:
    Baci. :wub:
     
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156 replies since 3/5/2010, 21:55   5526 views
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