Isteroscopia+raschiamento

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  1. TAGRE
     
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    Ciao ragazze sono di nuovo io...Ho dimenticato di dirvi che a giugno ho subito un isteroscopia +raschiamento,dovuta al fatto che avevo delle perdite di sangue...Mi sono spaventata molto inizialmente...poi il ginecologo ha detto che poteva essere un polipetto e che per precauzione era meglio toglierlo...Insomma revisionata dalla testa ai piedi...A km 0...come dice quella matta di mia sorella!
     
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  2. Paoletta2
     
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    e' stato un intervento definitivo? certo, i controlli li farai ancora, ma ti sei tolta un bel pensiero! perche' rischiare?
     
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  3. TAGRE
     
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    Certo...mi sono tolta un bel pensiero...il controllo lo dovrei fare a giorni...
     
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  4. Paoletta2
     
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    vai tranquilla che tutto sara' a posto! ma adesso, prima la chemio.
     
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  5. lorena1962
     
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    io il 09/09/2009 ho subito un'isterectomia con intervento di 6 ore 1/2.
    mi hanno lasciato utero ed ovaie,così nn sono andata in menopausa,niente caldane,niente osteoporosi,niente più mestruazioni.
    Avevo le mestruazioni 25 gg al mese,6 fibromi dei quali uno sembrava una gestione tra la 14a e la 17a settimana e all'interno dell'utero c'erano 3 "cisti" pre-cancerose per cui meno male ke ho fatto l'intervento.
    Baci
     
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  6. TAGRE
     
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    caspitina...non ci facciamo mancare nulla a quanto vedo...
     
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    Cercare di sopravvivere nonostante tutto.

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    Alcune indicazioni sull'iter di quando, dopo aver curato il seno, sorge qualche problema a livello di utero e alcune situazioni che potrebbero eventualmente presentarsi.

    Pap test: come interpretarne i risultati
    Pap test: come interpretarne i risultati
    A partire dai 21-25 anni di età, le linee guida internazionali consigliano di sottoporsi al pap test una volta ogni 3 anni, almeno fino ai 50-60 anni. Esiste a tal proposito una certa variabilità nelle raccomandazioni, in base all'ente di ricerca considerato; abbracciando la posizione del Ministero della Salute italiano, l'esecuzione del pap test è raccomandata a partire dai 25 anni e va ripetuta ogni tre anni fino ai 65 anni. Dopo i 30/35 anni l'esame può essere sostituito dall'HPV test, da ripetersi ogni 5 anni in caso di negatività.

    In entrambi i casi, esami più ravvicinati (le vecchie linee guida suggerivano l'esecuzione del pap test ogni 1-2 anni) non solo non aumentano i benefici nel contrastare il tumore del collo dell'utero, ma - evidenziando un maggior numero di lesioni che regrediscono spontaneamente - arrecano danni in termini di sovra-trattamento.

    L'importanza del pap-test deriva dalla sua capacità di individuare precocemente l'eventuale presenza di anomalie pre-neoplastiche, non rilevabili con una semplice visita ginecologica.

    La funzione del pap-test è di individuare eventuali alterazioni delle cellule del collo dell'utero prima che diventino cancerose. Per questo, sottoporsi ad un regolare controllo ginecologico significa tutelare attivamente ed efficacemente la propria salute e la propria vita.

    In presenza di risultati positivi è quindi possibile optare per un attento monitoraggio della situazione o per un intervento farmacologico o chirurgico tempestivo ed adeguato.


    I risultati del pap-test, in genere consegnati dopo due settimane, vanno innanzitutto distinti in:

    Pap-test negativo: le cellule epiteliali del collo dell'utero prelevate durante il test sono risultate normali; di conseguenza non è necessario alcun trattamento; la paziente viene comunque invitata a ripetere il pap-test dopo il lasso di tempo concordato con il medico
    Pap-test anormale (positivo): nelle cellule epiteliali del collo dell'utero prelevate durante l'esame è possibile evidenziare delle anomalie, la cui natura e gravità vengono descritte da termini squisitamente medici, apparentemente incomprensibili, che andremo ad analizzare nel corso dell'articolo.

    NOTA BENE: Durante un pap-test il medico può accorgersi della presenza di eventuali infezioni vaginali in corso, dovute a funghi (per es. Candida albicans), batteri (per es. Coccobacilli), protozoi (per es. Thrichomonas) e virus (per es. herpes virus, papillomavirus umano o HPV).; in tal caso lo specialista prescrive la terapia adatta o un tampone vaginale per identificare il germe responsabile e stabilire la terapia più idonea. In caso di un risultato negativo per lesioni intraepiteliali o malignità, l'anatomopatologo può comunque specificare di aver riscontrato la presenza di tali microrganismi, o di modificazioni cellulari reattive (di natura flogistica, da radiazioni, o riconducibili alla presenza di dispositivi intrauterini), di segni di atrofia cellulare o di cellule ghiandolari post-isterectomia.

    Pap Test Anomalo? Meglio non allarmarsi troppo

    Innanzitutto è importante non allarmare eccessivamente: dal momento dell'infezione dall'HPV all'eventuale insorgenza di un tumore cervicale maligno trascorrono molti anni, in genere almeno un decennio.

    I risultati anomali del pap-test sono riportati secondo le direttive del Bethesda System; il significato delle varie sigle è riportato nelle tabelle sottostanti. Prima di analizzarlo, è tuttavia importante chiarire alcuni importanti concetti:

    le cellule squamose sono cellule del rivestimento esterno della cervice (detta anche esocervice) che sporge in vagina: si continua superiormente con l'endocervice ed in basso con la mucosa vaginale → è costituita da un epitelio squamoso stratificato, identico all'epitelio vaginale, e privo di ghiandole. le cellule ghiandolari sono cellule del rivestimento più interno della cervice (detta anche endocervice) che si continua superiormente con l'endometrio uterino ed in basso con l'esocervice → è rivestita da un solo strato di cellule secernenti muco, e contiene numerose ghiandole i due epiteli si uniscono nella cosiddetta giunzione squamocolonnare, dove si identificano aree irregolari di epitelio squamoso e ghiandolare → è proprio in questa zona che generalmente si sviluppano le lesioni precancerose del collo dell'utero si definisce displastico un tessuto che presenta anomalie precancerose di vario grado nella sua struttura si definisce precancerosa una condizione che potrebbe precedere lo sviluppo del cancro

    Alcuni dati rassicuranti

    Il pap test è un esame molto affidabile per evidenziare la presenza di possibili alterazioni cellulari del collo dell'utero (cervice uterina o portio). La conferma o l'esclusione di questa possibilità, così come l'individuazione del tipo di alterazione, sono appannaggio di altri accertamenti, come la colposcopia ed eventualmente la biopsia. Quando il sospetto di alterazioni trova conferma in questi test, nella grande maggioranza dei casi si tratta di infiammazioni o lesioni pre-tumorali, facilmente trattabili in maniera risolutiva. Queste terapie, che hanno come risultato la guarigione in quasi il 100% dei casi, risultano perlopiù semplici ed indolori.

    Un risultato citologico "positivo" al pap-test non significa automaticamente la presenza di una lesione, né tantomeno la necessità di un intervento chirurgico; piuttosto, richiede l'approfondimento diagnostico con indagini di secondo livello

    Per questi motivi un pap-test anomalo, non avendo alcun significato diagnostico, NON dev'essere fonte di eccessive ansie o preoccupazioni.

    Come anticipato, le possibili alterazioni delle cellule sono evidenziate al microscopio e descritte nel referto secondo la classificazione internazionale Bethesda 2001, che definisce i reperti "non negativi" nelle seguenti categorie

    Tipo Di alterazione codice significato e trattamento cellule squamose atipiche di significato indeterminato ASC-US Atypical squamous cells of undetermined significance

    Rappresenta la situazione più frequente di anormalità citologica rilevata durante un pap test. Trattasi, sostanzialmente, di una diagnosi di interpretazione incerta: dal pap test è emersa la presenza di cellule squamose atipiche a livello della superficie del collo dell'utero; tuttavia, le loro caratteristiche non permettono di attribuirli un significato determinato, né tantomeno una natura maligna. Solo raramente questa modificazione è attribuibile ad uno stato pre-tumorale, più spesso è correlata a semplici infiammazioni o alla naturale condizione di menopausa. Per stabilirne l'esatta natura, sono necessari ulteriori approfondimenti. Nella maggior parte dei casi il successivo esame colposcopico è negativo e solo talvolta è necessario eseguire una terapia antinfiammatoria od ormonale. In alternativa alla colposcopia, il medico può optare per l'esecuzione di un HPV DNA Test, esame che permette di individuare gli HPV ad alto rischio oncogeno nel campione cellulare prelevato durante il pap-test; il tumore al collo dell'utero è infatti causato da alcuni ceppi particolari di HPV (16 e 18 in primis), la cui identificazione permette di stabilire l'opportunità di sottoporsi a colposcopia ed eventuale terapia.

    Cellule squamose atipiche - non si può escludere HSIL ASC-H Atypical squamous cells - cannot exclude HSIL

    Anche in questo caso, l'interpretazione dei risultati del pap-test è caratterizzata dall'incertezza. Meno frequente del precedente, questo referto sottolinea come vi sia la possibilità di una patologia più importante, come la lesione squamosa di alto grado (HSIL, corrispondente grossomodo a CIN2 o CIN3). In termini statistici, si associa alla presenza di displasia di alto grado nel 20-50% dei casi e ciò supporta la stretta indicazione all'immediato esame colposcopico.

    Lesioni di basso grado delle cellule intraepiteliali squamoseLGSIL o LSIL o SIL di basso grado Low-grade squamous intraepithelial lesion

    È la condizione più frequente dopo l'ASC-US, anche se più rara. Questo risultato del pap-test indica la presenza di lievi cambiamenti, nella forma e nella dimensione, delle cellule squamose della superficie epiteliale, corrispondenti grosso modo a CIN.
    In molti casi si associano anche alterazioni che fanno supporre la presenza del virus HPV(Human Papilloma Virus). Considerata la possibilità di regressione spontanea, che avviene in circa il 50% dei casi, l'approccio è quello dell'attesa e della tendenza alla terapia conservativa. Il medico può quindi richiedere ulteriori accertamenti, quali la colposcopia, o limitarsi a suggerire successivi controlli citologici ogni 6 mesi. In alternativa alla colposcopia, il medico può optare per l'esecuzione di un HPV DNA Test. Nella maggior parte dei casi questa alterazione si risolve spontaneamente, in una minore percentuale invece evolve in HSIL.

    Lesioni squamose intraepiteliali di alto grado HGSIL o HSIL o SIL di alto grado High grade squamous intraepithelial lesion

    Le cellule squamose, raccolte al momento del pap test, presentano significative modificazioni rispetto alla normalità, che suggeriscono la presenza di una lesione tumorale (displasia moderata o severa, corrispondente grossomodo a CIN2/CIN3) ma ancora limitata nella sua estensione. Anche in questo caso spesso si rilevano alterazioni che fanno supporre la presenza del virus HPV. Tale riscontro richiede l'esecuzione immediata di una colposcopia con eventuale biopsia.

    Carcinoma delle cellule squamose (carcinoma squamocellulare)Squamous cell carcinoma

    Questo esito è ancor più raro (meno dello 0,2% dei pap test anomali). Con questa definizione si indicano severi cambiamenti delle cellule squamose della superficie epiteliale del collo dell'utero, che comunque dovranno sempre essere confermati con altri accertamenti. È necessario eseguire con urgenza una colposcopia per accedere al successivo percorso stadiativo-terapeutico.

    Tipo Di alterazione codice significato e trattamento cellule ghiandolari atipiche non specificate in altro modo AGC o AGC-NOSAtypical Glandular Cells not otherwise specifiedÈ un referto piuttosto raro. In questa categoria vengono fatte rientrare tutte le cellule ghiandolari: endometriali (AGC endometriale) endocervicali (AGC endocervicale)o di cui non è possibile individuare la sede (AGC-NOS).

    che presentano alterazioni non ben determinate. La diagnosi di incerta interpretazione implicano la necessità di ulteriori approfondimenti ed eventuale isteroscopia.

    Cellule Atipiche Ghiandolari per le quali non è possibile escludere la neoplasia)AGC verso neoplasia Atypical Glandular Cells, suspicious for AIS or cancer (AGC-neoplastic)

    Risultato meno frequente del precedente, rispetto al quale non esclude la possibilità di una patologia più importante. Trattandosi ancora una volta di incerta interpretazione, implica la necessità di ulteriori approfondimenti ed eventuale isteroscopia.

    Adenocarcinoma in situ AIS Adenocarcinoma in situ

    Un simile risultato, fortunatamente molto raro (meno dello 0,1% dei pap test anormali), indica la presenza di severi cambiamenti delle cellule ghiandolari superficiali che rivestono il canale cervicale. A queste alterazioni è possibile attribuire un significato tumorale, ragion per cui è necessario eseguire con urgenza una colposcopia e/o un'isteroscopia per accedere al successivo percorso stadiativo-terapeutico.

    ADENOCARCINOMA (endocervicale, endometriale, nos)Adenocarcinoma

    Risultato altrettanto raro (meno dello 0,1% dei pap test anormali) che indica severi cambiamenti delle cellule ghiandolari che rivestono il canale cervicale (adenocarcinoma endocervicale), o la cavità uterina (adenocarcinoma endometriale), o di cui non è possibile individuare la sede (adenocarcinoma nos). In ogni caso sono necessari altri accertamenti diagnostici: è necessario eseguire con urgenza una colposcopia e/o un'isteroscopia per accedere al successivo percorso stadiativo-terapeutico.

    Come accennato, gli esami di approfondimento sono la colposcopia a cui può far seguito, se lo specialista lo ritiene opportuno, anche la biopsia cervicale:

    La colposcopia è una procedura diagnostica non cruenta effettuata mediate un colposcopio, ovvero uno strumento ottico che ingrandisce fino a 30 volte la cervice uterina e permette così di localizzare le aree anomale e di guidare eventuali biopsie. La biopsia consiste nel prelievo di un piccolo frammento di tessuto dal collo dell'utero che viene poi inviato all'esame istologico

    L'eventuale terapia è efficace in quasi il 100% dei casi (vedi: farmaci per la cura del tumore al collo dell'utero)
    http://m.my-personaltrainer.it/salute/pap-...-risultati.html

    Isteroscopia diagnostica
    ISTEROSCOPIA DIAGNOSTICAChe cos’è, i rischi, la tecnica .... CHE COS’È L‘ISTEROSCOPIA?
    L’isteroscopia si esegue utilizzando un isteroscopio, un sottile telescopio, che viene inserito, attraverso la cervice uterina, in cavità uterina. I moderni isteroscopi sono così sottili da poter essere introdotti attraverso la cervice senza dilatazione o con una minima dilatazione. Poiché l’interno dell’utero è una cavitá virtuale per poter vedere è necessario distenderla con un gas, l’anidride carbonica. L’isteroscopia diagnostica viene generalmente eseguita in ambulatorio, senza alcuna anestesia e durante la sua esecuzione in genere determina una sintomatologia crampiforme addominale di entità minima. La durata dell’esame è di uno o due minuti e viene utilizzata in chiave diagnostica, per studiare le pazienti sterili, che hanno un’abortività ricorrente, in pazienti che hanno sanguinamenti uterini anomali ed in quelle mastectomizzate che devono cominciare o che stanno eseguendo il trattamento con tamoxifene.

    CHE TIPO DI PATOLOGIE POSSONO ESSERE EVIDENZIATE CON QUESTA TECNICA?
    In una paziente sterile o che ha avuto un’abortività ricorrente è possibile trovare, ad esempio, un “setto” nella porzione mediana dell’utero che divide la cavità in due. È in genere totalmente asintomatico. È possibile inoltre evidenziare i fibromi ed i polipi che sono comunemente causa di sanguinamento anomalo nonché lesioni precancerose o cancerose. Spesso non si evidenzia alcuna patologia, ma ugualmente questa informazione può essere molto utile e rassicurante per la paziente.

    CI SONO DEI RISCHI?
    La maggior parte delle pazienti non ha alcun problema e può ritornare al lavoro il giorno stesso. Alcune pazienti possono avvertire senso di debolezza ed avere crampi che durano in genere alcuni giorni. Spotting e sanguinamento minimo genitale possono durare per alcuni giorni e sono da considerare un reperto normale. E' possibile inoltre avvertire, subito dopo l'esame, un fastidioso dolore alla spalla dx (o sn) della durata di alcuni minuti, dovuto ad una stimolazione riflessa di un nervo ad opera del gas usato per dilatare la cavità uterina. In genere scompare con una mobilizzazione attiva dell'arto interessato; qualora dovesse persistere è possibile utilizzare un analgesico. Le complicanze serie sono molto rare e comprendono:
    - Sanguinamento
    - Infezione
    - Perforazione dell'utero con l'isteroscopio

    CHE COSA SI PUÒ FARE SE SI HA UN “SETTO“?
    Il setto è una piega del fondo dell’utero che divide la cavità in due. È generalmente una patologia congenita e se non è associata ad altre anomalie dell’utero può essere tagliato e rimosso usando il resettoscopio (isteroscopio operativo) in sala operatoria. Questo intervento viene eseguito in genere in anestesia generale e frequentemente la paziente viene dimessa lo stesso giorno dell’intervento. Il setto viene tagliato utilizzando un elettrodo a punta che l’endoscopista introduce attraverso il resttoscopio.

    CHE COSA SI PUÒ FARE SE SI HA UN FIBROMA?
    Alcuni fibromi possono essere rimossi utilizzando un “ansa elettrica” fatta passare attraverso il resettoscopio. L’ansa viene usata per sezionare il fibroma e successivamente le porzioni ottenute vengono asportate dall’utero. Solo i fibromi che si sviluppano all’interno della cavità uterina possono essere rimossi con questa tecnica.

    CHE COSA SI PUÒ FARE SE SI HA UN POLIPO?
    I polipi sono delle formazioni peducolate che sporgono in cavità uterina. Sono solitamente benigni, tuttavia possono essere causa di abbondanti sanguinamenti. Sono facilmente asportabili con il resettoscopio operativo.

    CHE COSA SI PUÒ FARE IN CASO DI SANGUINAMENTO UTERINO ANOMALO SENZA ALCUNA PATOLOGIA?
    Se il sanguinamento è resistente ad una terapia medica ormonale, in genere è necessario procedere all’isterectomia nella donna in menopausa. Recentemente è stata proposta una nuova tecnica che asporta la mucosa endometriale in toto utilizzando il resettoscopio operativo. Questa procedura si chiama ablazione endometriale. In anestesia generale, si provvede a posizionare il resettoscopio all’interno dell’utero e con un elettrodo chiamato “roller ball”si provvede all’asportazione della mucosa endometriale. Questa tecnica ha risparmiato a molte donne l’isterectomia. In pochi giorini è possibile riprendere le loro normali attività.

    A cura del Dott. Mario Giorgio
    Policlinico S. Orsola - Bologna/
    www.nascondino.it/parents/ginecolog...steroscopia.htm

    Biopsia dell'endometrio
    Biopsia dell'endometrio

    Il tessuto che riveste la parete interna dell'utero si chiama endometrio e può evidenziare mutamenti cellulari in risposta alle variazioni dei livelli ormonali nonché la presenza di tessuto anomalo come nel caso dei fibromi. Prelevare un piccolo campione di tessuto endometriale (con una procedura chiamata biopsia) può aiutare a diagnosticare alcune malattie oppure a individuare delle infezioni uterine.

    Una biopsia dell'endometrio è una procedura rapida, che in genere non dura più di 10 minuti. Può essere eseguita nell'ambulatorio del medico senza la somministrazione di un'anestesia.

    Uso

    Una biopsia dell'endometrio può essere eseguita per diagnosticare delle alterazioni a livello dell'utero oppure per escludere altre malattie. Tra i motivi più frequenti di una biopsia dell'endometrio troviamo:

    sanguinamento uterino anormale; sanguinamento dopo la menopausa; screening del cancro dell'endometrio dopo l'individuazione di cellule anomale; valutazione della fertilità; verifica della risposta alla terapia ormonale; risultato alterato di un Pap test.

    Tra le condizioni nelle quali la biopsia dell'endometrio non è indicata troviamo:

    gravidanza; malattia infiammatoria acuta della regione pelvica; pazienti con disturbi della coagulazione; infezione vaginale o cervicale acuta; cancro della cervice; obesità morbosa; grave restringimento della cervice, chiamato stenosi.

    Preparazione

    Questo tipo di procedura non richiede una grande preparazione. Per ridurre al minimo il fastidio, il medico può suggerire alla paziente di assumere l'ibuprofene o un altro farmaco antinfiammatorio non steroideo una o due ore prima della procedura.

    La paziente deve informare il medico nel caso in cui sia incinta o sospetti una gravidanza ed è possibile che il medico le richieda di effettuare un test di gravidanza prima di eseguire la biopsia.

    Prima della biopsia è necessario inoltre indicare al medico quali sono i farmaci assunti o le eventuali allergie, ad esempio al lattice o allo iodio. Il medico chiederà quindi alla paziente se soffre di disturbi della coagulazione del sangue, in quanto prima di una biopsia dell'endometrio può essere necessario sospendere i farmaci anticoagulanti.

    Il medico potrà infine richiedere alla paziente di tenere nota dei cicli mestruali poiché è possibile che il test debba essere eseguito in un momento specifico del ciclo.

    Nel caso in cui il medico prescriva un blando sedativo, la paziente non dovrà guidare per recarsi alla struttura in cui sarà effettuata la biopsia né per tornare a casa. Viceversa, qualora non le siano prescritti sedativi, la paziente potrà guidare tranquillamente.

    Procedure

    Dopo essere stata introdotta nell'ambulatorio, la paziente dovrà spogliarsi dalla vita in giù e indossare un apposito camice ospedaliero. Le sarà indicato di sdraiarsi su un lettino appoggiando i piedi su appositi supporti in modo che il medico possa esaminare la zona pelvica prima della biopsia.

    Dopo aver pulito la vagina e la cervice, è possibile che il medico inserisca nella cervice uno strumento simile a un forcipe, per mantenerla stabile durante la procedura. Questo potrà provocare un lieve fastidio o una sensazione di pressione. Attraverso l'apertura della cervice introdurrà poi un tubicino sterile sottile e flessibile chiamato pipelle, che sarà fatto avanzare alcuni centimetri all'interno dell'utero.

    Il medico tirerà quindi un filo sottile dal centro della pipelle per creare un risucchio e successivamente muoverà la pipelle indietro e in avanti per prelevare un campione di tessuto dell'endometrio che riveste l'utero. La procedura ha una durata di circa 10 minuti.

    Il campione sarà poi posto all'interno di un liquido per l'esame di laboratorio, i cui risultati saranno disponibili dopo circa 7-10 giorni dalla biopsia.

    Rischi

    Dopo la procedura è normale che compaiano delle macchioline o delle piccole perdite di sangue pertanto il medico fornirà alla paziente un assorbente. È normale anche avvertire dei leggeri crampi. Dopo la biopsia è necessario evitare l'uso di tamponi e non avere rapporti sessuali per diversi giorni, come indicato dal medico.

    Ogni procedura invasiva, infatti, comporta un piccolo rischio di infezione. Esiste inoltre il rischio di punture della parete uterina, anche se in casi molto rari.

    Se un certo sanguinamento e fastidio sono normali, è necessario contattare il medico qualora si presentino i sintomi seguenti:

    perdite di sangue per più di due giorni dopo la biopsia; perdite di sangue intense; febbre o brividi; dolore intenso nella parte bassa dell'addome; perdite vaginali anomale o maleodoranti.

    Basandosi sulla storia clinica della paziente, il medico potrà fornire altre informazioni o istruzioni sulla procedura o su cosa fare dopo di essa.
    http://it.healthline.com/health/biopsia-de...ell’endometrio1

    Sonoisterografia
    Sonoisterografia: un esame diagnostico accurato per l’utero

    La sonoisterografia è un’ecografia che consente un’indagine approfondita della cavità uterina per via transvaginale, consigliata generalmente alle donne in caso di presenza o sospetto di alcune patologie uterine come polipi, tumori o fibromi.

    È un’indagine che può essere di grande aiuto anche in caso di problemi di infertilità.

    Sonoisterografia: quando è indicata

    La sonoisterografia, conosciuta anche con il nome di isterosonografia, viene prescritta dal medico quando la paziente presenta sintomi che possono essere ricondotti ad alcuni disturbi tipici della cavità uterina, come ad esempio:

    anomalie congenite, fibromi, polipi endometriali, aderenze endometriali, miomi uterini sottomucosi, malformazioni, iperplasie.

    Viene inoltre indicata in caso di perdite ematiche anomale, ciclo mestruale irregolare, presenza di problemi di infertilità e difficoltà nell’analisi dell’endometrio per mezzo di una normale ecografia (se ad esempio sono presenti fibromi che ne ostacolano l’ispezione).

    Gli esperti consigliano di sottoporsi a questo esame durante la settimana successiva al ciclo mestruale, se la paziente è in età fertile.

    Sonoisterografia: in cosa consiste

    La sonoisterografia viene effettua per mezzo delle’ ecografo, uno strumento composto da un monitor per visualizzare le immagini, una console ed una sonda che trasmette e riceve il segnale. Questa metodica non utilizza radiazioni ionizzanti ma ultrasuoni, vibrazioni acustiche ad alta frequenza ad oggi ritenute totalmente innocue per l’organismo umano.

    L’ecografista, il tecnico che esegue l’indagine, invita la paziente a sdraiarsi su di un lettino in posizione supina e procede inizialmente effettuando un’ecografia tranvaginale per valutare la posizione uterina. Successivamente introduce all’interno della vagina uno speculum ginecologico, strumento utilizzato per divaricare la vagina e permetterne l’esplorazione. Inserisce poi un catetere monouso del diametro di 1 millimetro circa ed inietta all’interno della cavità uterina una piccola quantità di soluzione fisiologica sterile che ha il compito di distendere le pareti dell’utero. Questa procedura consente di poter effettuare un’analisi completa dell’utero mediante l’ecografia transvaginale analizzando l’endometrio ed eventuali patologie presenti.

    Il medico potrebbe richiedere anche di effettuare una sonosalpingografia, ossia di iniettare oltre alla soluzione fisiologica, anche una piccola quantità di aria che permette di controllare che le tube uterine, organi tubolari chiamati anche “salpingi”, non siano ostruite.

    Per effettuare questa indagine non è necessario alcun tipo di preparazione particolare, come ad esempio una preparazione di tipo alimentare indispensabile invece per altri tipi di ecografie, non è necessario il riempimento vescicale, né l’utilizzo di un’anestesia.

    In genere la sonoisterografia ha una durata di circa 20 minuti.

    È un tipo di esame poco invasivo, che non provoca dolore e che non prevede l’utilizzo di soluzioni radioattive, come per altri tipi di esami con contrasto, o l'esposizione a radiazioni nocive per la salute.

    L’ecografista è in grado di fornire alla paziente i risultati subito dopo aver effettuato l’esame, ma, in genere, è necessario che i referti vengano posti all’attenzione di un ginecologo.

    In alcuni casi il medico potrebbe ritenere necessario oltre ad effettuare una normale sonoisterografia, aggiungere anche un’ecografia doppler, per analizzare il flusso sanguigno nei vasi che irrorano l’utero.


    www.aied-roma.ithttps://www.idoctors.it/blog/sonoisterografia/

    Isteroscopia diagnostica e operativa
    Di che cosa si tratta?

    L'isteroscopia è una tecnica che permette di visualizzare le pareti interne dell'utero. Viene eseguita introducendo attraverso la vagina una piccola telecamera, posta all'estremità di un sottile strumento (isteroscopio), che raggiunge l'utero dopo che le sue pareti sono state distese o con del gas (anidride carbonica) o con del liquido, solitamente soluzione fisiologica. L'esame è prescritto a scopo diagnostico nel caso di sanguinamenti uterini anomali nelle donne in età fertile e soprattutto in quelle in menopausa e quando altri esami lasciano sospettare patologie a carico dell'utero. Consente di rilevare malformazioni uterine e l'eventuale presenza di polipi, fibromi o in alcuni casi tumori dell'utero. Durante l'esame si possono prelevare campioni di tessuto da analizzare in laboratorio. Spesso si ricorre all'isteroscopia anche per ricercare le cause di infertilità. In tutti questi casi si può eseguire in ambulatorio, senza necessità di un ricovero. Talvolta però nel corso dell'esame si possono fare piccoli interventi, per esempio asportare polipi o correggere lievi malformazioni uterine. In questo caso la procedura viene eseguita sotto anestesia in regime di day hospital o in ricovero ospedaliero di 1-2 giorni.

    È un esame che possono fare tutti?

    L'isteroscopia può essere eseguita in donne di tutte le età ad eccezione di quelle in gravidanza e di quelle in cui, per una particolare e rara conformazione anatomica, viene impedito il passaggio dell'isteroscopio. L'esame non può inoltre essere effettuato durante il flusso mestruale e in caso di infezione o infiammazione pelvica.

    Occorre qualche tipo di preparazione particolare all'esame?

    Per l'isteroscopia a scopo diagnostico non serve una particolare preparazione, occorre però avvisare se si assumono farmaci anticoagulanti. Una terapia antibiotica viene somministrata solo alle pazienti che presentano patologie alle valvole cardiache. Per l'isteroscopia operativa invece, a causa della somministrazione di un anestetico, alcuni giorni prima si dovranno eseguire esami del sangue e un elettrocardiogramma. L'intervento prevede il digiuno dalla sera prima, un clistere e la depilazione nella zona interessata.

    È meglio che mi faccia accompagnare da qualcuno o posso venire da solo? Potrò guidare la macchina per tornare a casa?

    Se la procedura è esclusivamente diagnostica, al suo termine la paziente potrà tornare a casa da sola, mentre se si tratta di un'isteroscopia operativa in day hospital, dovrà essere accompagnata a casa da un'altra persona dopo alcune ore e per 48 ore non dovrà eseguire attività che richiedono particolare concentrazione.

    L'esame è doloroso o provoca altri tipi di disagio?

    L'isteroscopia diagnostica non è dolorosa, anche se può provocare leggeri crampi, per via della distensione dell'utero, simili a quelli avvertiti durante il ciclo mestruale e un lieve dolore alla spalla. Sono fastidi che però scompaiono spontaneamente in poco tempo. Se l'esame è di tipo operativo, la paziente dopo l'intervento può avvertire dolori ad addome, schiena e spalla che si risolvono in pochi giorni. L'anestesia può causare una leggera difficoltà di concentrazione per qualche ora e per alcuni giorni potrà persistere un leggero sanguinamento dalla vagina che non deve destare preoccupazione.

    L'esame comporta dei rischi immediati?

    L'isteroscopia è generalmente priva di rischi. La perforazione dell'utero e l'insorgenza di infezioni sono eventi estremamente rari nella pratica diagnostica e assai poco frequenti anche in quella operativa. Raramente può verificarsi anche una reazione vagale che, per via della stimolazione del collo dell'utero, determina un temporaneo rallentamento del battito cardiaco e un abbassamento della pressione arteriosa.

    L'esame comporta rischi a lungo termine?

    L'isteroscopia non comporta rischi a lungo termine. Nel raro caso in cui si verifichino infezioni o la perforazione dell'utero, potranno essere necessarie terapie e altri interventi.

    Quanto dura?

    La durata dell'isteroscopia diagnostica è di circa 10-15 minuti, mentre quella dell'isteroscopia operativa può durare tra i 30 e i 60 minuti, in base alla complessità dell'intervento.

    Alla fine posso andare subito a casa o devo restare in osservazione? Per quanto?

    Al termine dell'isteroscopia la paziente può essere dimessa dopo un breve periodo di osservazione precauzionale, che può durare alcune ore nel caso sia stata eseguita un'isteroscopia operativa in day hospital. Se è stato eseguito l'esame in regime di ricovero ospedaliero, la degenza dura solitamente 1-2 giorni.

    Posso riprendere subito la mia vita normale o devo avere particolari accortezze?

    Dopo l'esame diagnostico si possono riprendere subito le normali attività. L'isteroscopia operativa può prevedere una breve convalescenza domiciliare senza però dover seguire particolari accorgimenti. Si raccomanda l'astensione dai rapporti sessuali per 2-3 giorni.

    www.airc.it/cancro/esami-medici/isteroscopia/

    Polipi della cervice
    Polipi della cervice

    I polipi della cervice sono piccoli tumori di forma allungata che crescono sulla cervice. La cervice è uno stretto canale nella parte inferiore dell'utero che si estende fino alla vagina. I polipi sono strutture fragili che crescono da peduncoli radicati nella superficie della cervice o nel canale cervicale. Di solito è presente solo un polipo o al massimo due o tre. I polipi della cervice si manifestano in circa il 4% delle donne in età riproduttiva. Sono più comuni nelle donne sui 40 e 50 anni che hanno avuto più di un figlio. I polipi non si presentano quasi mai nelle giovani donne che non hanno ancora avuto il ciclo mestruale, mentre sono comuni durante la gravidanza. I polipi possono essere causati da un aumento dell'ormone estrogeno.
    I polipi della cervice sono di solito benigni e raramente causano il tumore della cervice uterina. Secondo l'American Cancer Society, il tumore della cervice uterina si presenta solo nell'1% delle donne in età riproduttiva, che corrisponde a circa 12.000 nuovi casi all'anno.
    Sintomi - I polipi sulla cervice potrebbero non causare alcun sintomo evidente. Tuttavia, se si manifestano i seguenti i sintomi, consultare immediatamente il proprio ginecologo: secrezione vaginale di muco bianco o giallo (leucorrea) tracce di sangue o emorragia vaginale:dopo il rapporto sessuale (post-coito)tra due cicli mestruali (sanguinamento intermestruale)dopo una lavanda vaginale dopo la menopausa (postmenopausa)perdita di sangue anomala durante il ciclo (menorragia) Alcuni di questi sintomi possono anche segnalare la presenza di un cancro. In casi rari, i polipi rappresentano una fase precoce del cancro della cervice uterina. La loro rimozione aiuta a ridurne il rischio. Rivolgersi al medico per sapere con quale frequenza sarà necessario sottoporsi a regolari esami pelvici e Pap test. Le raccomandazioni dipendono dall'età e dalla storia clinica del paziente.
    Cause possibili - Non si conosce il motivo esatto all'origine della formazione dei polipi. Questa può dipendere da: aumento dei livelli di estrogeno (ormone sessuale femminile) infiammazione cronica nella cervice, nella vagina o nell'utero ostruzione dei vasi sanguigni
    Livelli di estrogeno elevati - Durante la vita della donna, i livelli di estrogeno subiscono variazioni naturali. I periodi più comuni per queste variazioni sono durante i cicli mestruali, le gravidanze e nei mesi che precedono la menopausa. Ad esempio, durante la gravidanza, i livelli di estrogeno possono raggiungere valori 100 volte superiori rispetto a quelli normali.
    Nell'ambiente oggigiorno sono presenti ovunque prodotti chimici artificiali con caratteristiche simili agli estrogeni. Ad esempio, nelle carni e nei latticini in commercio, sono presenti gli xenoestrogeni.
    Gli estrogeni chimici possono anche essere rilasciati negli alimenti riscaldati nel polistirolo o in contenitori di plastica. Persino i deodoranti per ambienti contengono ftalati, un altro prodotto chimico simile agli estrogeni.
    Infiammazione - Una cervice infiammata appare arrossata, irritata o erosa. Alcune cause note dell'infiammazione della cervice includono: infezione batterica virus condiloma acuminato (verruche genitali)infezione da papillomavirus umano (HPV)herpes infezioni da lieviti gravidanza, aborto spontaneo o interruzione di gravidanza alterazioni ormonali.
    L'infezione da HPV è anche una causa nota di cancro alla cervice. Esami pelvici e Pap test regolari sono importanti mezzi di prevenzione per le donne di qualsiasi età. Il Pap test viene eseguito raschiando una piccola porzione di tessuto dalla cervice, che viene inviata in laboratorio. Il test verifica la presenza di infezioni e cellule anomale.
    Esami e diagnosi - I polipi sono facili da individuare durante un esame pelvico di routine. Il medico vedrà delle escrescenze tubolari di colore rosso o viola. I polipi di solito sporgono dal canale cervicale. Le biopsie (campioni di tessuto) dei polipi vengono prelevate e inviate in laboratorio per essere esaminate. I risultati di solito mostrano le cellule benigne del polipo. In rari casi, potrebbero essere presenti cellule anomale o alterazioni neoplastiche (schemi di crescita precancerosi).
    Trattamento -La rimozione dei polipi cervicali è un procedimento semplice che viene eseguito ambulatoriamente. Non sono necessari antidolorifici. Esistono diversi sistemi per rimuovere i polipi cervicali, tra cui: torsione della base del polipo legatura di un filo chirurgico intorno alla base del polipo e recisione impiego di pinze ad anelli per rimuovere il polipo
    Alcuni metodi utilizzati per distruggere la base del polipo e prevenire la ricrescita sono: azoto liquido ablazione con elettrocauterizzazione (impiega un ago riscaldato elettricamente) chirurgia laser. È possibile accusare un leggero dolore di breve durata durante la rimozione e crampi di intensità leggera o moderata per alcune ore dopo l'intervento. È possibile che dopo la rimozione vengano rilevate tracce di perdite di sangue dalla vagina.
    Recupero - La rimozione del polipo è un intervento semplice, sicuro e non invasivo. Tuttavia, se si sono già avuti dei polipi in passato, il rischio di svilupparli di nuovo è maggiore. Regolari esami pelvici consentono di rilevare eventuali escrescenze in una fase precoce del loro sviluppo.
    Poiché alcune infezioni sono associate ai polipi cervicali, è possibile ridurre il rischio osservando alcune linee guida. Indossare biancheria intima di cotone che consente una buona circolazione dell'aria. Questo evita la formazione eccessiva di calore e umidità che rappresenta l'ambiente ideale per lo sviluppo delle infezioni. Inoltre, chiedere al partner di utilizzare il profilattico durante il rapporto sessuale. Sottoporsi a regolari esami pelvici e Pap test.
    http://it.healthline.com/health/polipi-del...ice#Panoramica1

    Endometrio utero: ispessimento e polipo utero
    Endometrio utero: ispessimento e polipo utero

    L'endometrio fa parte dell'utero e può essere aggredito da diverse patologie come l'ispessimento dell'utero e i polipi all'utero.

    L'endometrio cosa è e dove si trova? L'endometrio è il rivestimento della parte interna dell'utero. Durante la fase follicolare del ciclo mestruale, l'endometrio s’ispessisce per prepararsi ad accogliere un embrione nel caso in cui dovesse verificarsi il concepimento. In caso di gravidanza, l'endometrio subisce un processo chiamato decidualizzazione. La placenta, derivato fetale, invade l'endometrio per consentire il trasporto di nutrienti e ossigeno dalla madre al feto. Se il concepimento non avviene, l'endometrio inizia a disfarsi con le mestruazioni. Come in tutte le parti del corpo, anche nell’endometrio possono sorgere dei problemi: vedremo nel dettaglio il polipo, l’ispessimento e il tumore.

    Endometrio dell'utero

    Polipo all'utero

    Il polipo all’utero è un’escrescenza che si forma nell'endometrio, il rivestimento interno dell'utero (l'organo in cui il feto cresce). Per questo motivo, a volte è chiamato polipo endometriale.

    Il polipo all’utero è causato dalla crescita eccessiva del tessuto endometriale. È attaccato all’'endometrio mediante un peduncolo sottile o una base ampia e si estende verso l'interno dell’utero. Il polipo può essere rotondo o ovale e le dimensioni vanno da pochi millimetri come un seme di sesamo) a pochi centimetri (quanto una pallina da golf) o più grandi. Ci possono essere uno o più polipi presenti. Il polipo all’utero di solito è benigno (non canceroso), ma può causare problemi con le mestruazioni o per quanto riguarda la fertilità (la capacità di avere figli).

    Polipo endometrio

    Il polipo all’endometrio è una piccola escrescenza morbida sul rivestimento dell'utero (l'endometrio). Conosciuto come avete visto anche come polipo uterino, il polipo all’endometrio può irritare il tessuto circostante e provocare spotting o sanguinamento vaginale. I polipi si possono formare da soli o in gruppi. La maggior parte dei polipi all’endometrio sono non cancerosi, dunque benigni.

    Sintomi polipo endometrio

    Il polipo all’endometrio spesso non causa sintomi ma, se compaiono, possono includere:

    Sanguinamento mestruale irregolare Sanguinamento tra i cicli mestruali Cicli mestruali eccessivamente abbondanti Sanguinamento vaginale dopo la menopausa Infertilità

    Cause polipo endometrio

    Il motivo esatto per cui si formano i polipi è sconosciuto, ma le oscillazioni dei livelli ormonali possono essere un fattore. Gli estrogeni, che giocano un ruolo nel far ispessire l'endometrio ogni mese, sembrano inoltre essere collegati alla crescita del polipo all’endometrio.

    Trattamento polipo endometrio

    Il trattamento può non essere necessario se i polipi non danno alcun sintomo. Tuttavia, dovete intervenire se il polipo causa forti emorragie durante il ciclo mestruale o se il medico sospetta che sia precanceroso o canceroso. Dovreste farli rimuovere se provocano problemi durante la gravidanza, come ad esempio un aborto spontaneo, o vi rendono sterili se desiderate avere un bambino. I metodi di trattamento includono i seguenti:

    FarmaciIsteroscopia Curettage Altro intervento chirurgico.

    Farmaci per la cura del polipo endometrio

    Potete usare come trattamento temporaneo medicinali che aiutano a regolare l'equilibrio ormonale, come progestinici o agonisti dell'ormone liberante le gonadotropine. Questi farmaci contribuiscono ad alleviare i sintomi, tuttavia di solito tornano dopo che avete smesso di prenderli.

    Isteroscopia per il polipo

    Anche questa può essere utilizzata come metodo di trattamento. Il medico inserisce gli strumenti chirurgici attraverso l'isteroscopio per rimuovere eventuali polipi che avete nell’endometrio.

    Curettage

    Il curettage può essere eseguito con l'isteroscopia. Mentre usa l'isteroscopio per guardare l'interno dell'utero, il medico utilizza una curetta per raschiare il rivestimento e rimuovere eventuali polipi poi li invia a un laboratorio per determinare se sono benigni o maligni. Questa tecnica è efficace per polipi piccoli.

    Ulteriore intervento chirurgico per l'asportazione del polipo all'utero

    Potrebbe essere necessaria un’altra operazione se il polipo non può essere rimosso con altri metodi, o è canceroso. Se avete cellule tumorali nei polipi, allora dovete sottoporvi all’isterectomia, una procedura chirurgica in cui è rimosso l'intero utero.


    Rimedi polipo endometrio:

    Nutrienti

    Dovete assumere livelli sufficienti di nutrienti quali la vitamina A, il beta-carotene con la vitamina E per mantenere in salute le mucose. I supplementi di vitamina C insieme alle sostanze a base di piante naturali come i bioflavonoidi faranno guarire l’endometrio. Potete eliminare i polipi che si formano nell’utero usando questi integratori ogni giorno.

    Erbe

    Le seguenti erbe e rimedi a base di erbe possono essere utilizzati regolarmente per rafforzare il sistema immunitario e questi saranno d’aiuto al corpo se si presentano i polipi. Potete prendere i rimedi di piante erbacee sotto forma di tisane e bere tre cucchiai di un succo a base di erbe realizzato con alcune erbe verdi e frondose come quelle fatte con le foglie del dente di leone e il crescione d'acqua . prendete questa quantità tre volte al giorno per promuovere un efficace sollievo da polipi. Questi rimedi a base di erbe sono fonti ricche di enzimi che sono necessari per avere un sistema immunitario forte.

    Ispessimento endometrio

    L’ispessimento dell’endometrio è una condizione in cui il rivestimento dell'utero diventa troppo spesso e porta a un sanguinamento anomalo. Ciò provoca un aumento nella produzione di estrogeni nel corpo, un ciclo mestruale irregolare e una carenza di progesterone. L’ispessimento dell’endometrio è un problema non-canceroso, che aumenta il rischio del carcinoma endometriale.

    Sintomi ispessimento endometrio

    I sintomi dell’ispessimento dell’endometrio comportano cambiamenti nei cicli mestruali. Alcune donne hanno anche sintomi al di fuori del sistema riproduttivo, come vampate di calore, che sono sensazioni di caldo intenso con eccessiva sudorazione e un battito cardiaco accelerato.

    I sintomi più comuni dell’ispessimento dell’endometrio

    Potreste notare i sintomi dell’ispessimento dell’endometrio ogni giorno o anche solo una volta ogni tanto. A volte, uno qualsiasi di questi sintomi può essere grave:

    Acne Sanguinamento o spotting tra i cicli mestruali Secchezza della vagina Crescita eccessiva di peli sul corpo Sanguinamento intenso durante il ciclo mestruale (menorragia) vampate di calore cicli mestruali saltati Sbalzi d’umore Dolore durante i rapporti sessuali Frequenza cardiaca veloce (tachicardia) Stanchezza grave Vagina sensibile

    Sintomi che potrebbero indicare una condizione grave

    In alcuni casi, l’ispessimento dell’endometrio può manifestarsi con altri sintomi che indicano una condizione grave e che dovreste valutare immediatamente in un ambiente di emergenza. Affidatevi subito alle cure mediche chiamando l’ambulanza se voi, o qualcuno con cui siete, hanno l’ispessimento dell’endometrio insieme con altri sintomi gravi, tra cui:

    Svenimento o cambiamento del livello di coscienza Frequenza cardiaca rapida (tachicardia) Forte dolore addominale

    Cause ispessimento endometrio

    L'estrogeno si occupa di costruire il rivestimento uterino e il mantenimento e il controllo della crescita è affidata al progesterone. Quando c’è troppo estrogeno e una quantità insufficiente di progesterone, la mucosa uterina cresce in modo eccessivo causando così l’ispessimento dell'endometrio. Ci sono varie cause per cui gli estrogeni aumentano e i progesteroni diminuiscono nel corpo. Queste includono:

    Diabete Terapia ormonale di estrogeni senza somministrazione di progesterone Obesità Assenza di mestruazioni Sindrome dell'ovaio policistico

    Trattamento di cura per ispessimento endometrio

    L’ispessimento dell’endometrio può essere trattato con farmaci in molti casi. La pillola anticoncezionale o l’ormone progesterone sono generalmente somministrati come medicinali per trattare l’ispessimento dell’endometrio. Molto spesso l'isterectomia è consigliata come cura per l’ispessimento dell’endometrio. Spesso l’ispessimento dell’endometrio può portare al cancro e quindi il medico può tenervi sotto controllo per qualche tempo, se non vi sottoponete all’isterectomia.

    Rimedi ispessimento endometrio

    Generalmente, non esiste un "ispessimento dell’endometrio" nel concetto della medicina tradizionale cinese, ma il suo sintomo tipico è il sanguinamento irregolare e appartiene a "metrorragia e metrostassi". Per il trattamento di tale condizione, sono utilizzate erbe per arrestare l'emorragia, trattare l’endometrio anormale e bilanciare la secrezione interna. La medicina tradizionale cinese "pillola Fuyan" può favorire la circolazione del sangue, eliminare calore e umidità, tonificare la milza e fermare le emorragie. Come rimedio a base di erbe per l’ispessimento dell'endometrio, la pillola Fuyan cura questo problema e ristabilisce il normale ciclo mestruale.

    Tumore endometrio

    Il tumore all'endometrio è un cancro maligno delle cellule dell'utero. Questo tipo di tumore può essere chiamato cancro del grembo, dell'utero, dell'endometrio o endometriale. Solo le donne hanno un utero che si trova nel bacino. L'endometrio fornisce un ambiente ideale ad accogliere un ovulo fecondato che crescendo diventa un feto; l'utero si espande in maniera massiccia durante la gravidanza. Lo strato più interno della mucosa endometriale è distrutto ogni mese se non si verifica la gravidanza mediante le mestruazioni. Il ciclo mestruale è interrotto durante la menopausa, a circa 50 anni di età. Il tumore all'endometrio è raro nelle donne sotto i 50 anni, ma sta diventando sempre più comune. L’endometrio è un tessuto reattivo agli ormoni e le probabilità di contrarre il tumore sono maggiori se siete esposti ad alte dosi di estrogeni. Quasi tutti sono adenocarcinomi. Tumori rari che colpiscono l'utero sono i sarcomi, i tumori con un tipo di cellule “squamose” e carcinomi a cellule chiare.

    Sintomi tumore endometrio

    Sanguinamento

    Il tumore dell'endometrio nelle sue fasi iniziali ha un sintomo predominante: sanguinamento uterino anomalo. Il sanguinamento è anormale se siete in premenopausa e il sanguinamento si verifica quando non dovrebbe, cioè quando non avete le mestruazioni. Se invece siete in postmenopausa, ogni sanguinamento uterino è atipico. Un terzo delle donne in postmenopausa che ricorre al proprio medico perché nota un sanguinamento uterino sospetto ha un tumore dell’endometrio. Al tempo stesso, è tale sintomo che permette di accorgervi in tempo del tumore e iniziare un trattamento efficace. Il pap test, progettato per scoprire il cancro alla cervice, spesso rileva tumori situati nell’utero, ma può succedere che non trovi nemmeno quelli. 9 tumori dell’endometrio su 10 causano sanguinamento.

    Altri sintomi

    Di solito ci sono altri sintomi o segni premonitori nei primi mesi del tumore dell'endometrio. I tumori dell’endometrio più avanzati possono causare:

    Dolore pelvico Perdita di peso Gonfiore addominale e Rigonfiamento dell'addome (zona dello stomaco inferiore).

    Cause tumore endometrio

    Un tumore inizia da una cellula anomala ma il motivo esatto per cui diventa una cellula cancerosa non è chiaro. Si pensa che qualcosa danneggi o alteri alcuni geni nella cellula rendendola anomala e facendola moltiplicare senza controllo.

    Fattori di rischio

    Vi sono dei fattori di rischio noti per aumentare le probabilità che si sviluppi il tumore dell’endometrio. Questi sono i seguenti:

    Esposizione maggiore agli estrogeni Ispessimento dell’endometrio Tamoxifene Diabete Sindrome dell’ovaio policistico Dieta Fattori genetici.

    Esposizione maggiore agli estrogeni

    L’estrogeno è il principale ormone femminile. Prima della menopausa il livello di estrogeni che cambia insieme con un altro ormone, il progesterone, fa aumentare le dimensioni dell'endometrio ogni mese che poi si sfalda se non avviene il concepimento. Si pensa che i fattori che portano a un livello più alto di estrogeni del normale per un periodo prolungato o un aumento dei livelli di estrogeni non “bilanciato” dal progesterone, possano in qualche modo accrescere il rischio che le cellule endometriali diventino cancerose. Questi fattori sono elencati di seguito.

    Fattori legati all’aumento anormale di estrogeni

    Se non avete mai avuto un bambino, il vostro utero non si è mai “riposato” dalla crescita ciclica di estrogeni ogni mese.Se siete in sovrappeso o obese, le cellule adipose producono una certa quantità di estrogeni.Avete alcuni tumori rari che generano estrogeni.Avete una menopausa tardiva (dopo l'età di 52 anni) o il ciclo mestruale è iniziato in giovane età.

    Ispessimento dell’endometrio

    L’ispessimento dell’endometrio o iperplasia endometriale come avete visto è una condizione benigna ma può aumentare leggermente il rischio che sviluppiate il tumore, anche se alla maggior parte delle donne non succede.

    Tamoxifene

    Questo è un farmaco che è utilizzato nel trattamento del cancro al seno. Il rischio di sviluppare il tumore dell'endometrio da tamoxifene è molto scarso, circa 1 su 500. Tuttavia, i benefici del tamoxifene in genere sono superiori ai rischi.

    Diabete

    Se avete il diabete, il rischio che contraiate il tumore all’endometrio è lievemente più alto.

    Sindrome dell'ovaio policistico

    Se soffrite di questa condizione, rispetto ad altre donne presentate un rischio leggermente più alto di sviluppare il tumore dell’endometrio.

    Dieta

    Ci sono molti meno casi di tumore all’endometrio in alcuni paesi orientali e i fattori dietetici possono essere il motivo: la dieta occidentale ricca di grassi può essere un fattore che contribuisce allo sviluppo del cancro.

    Fattori genetici

    La maggior parte dei casi non è dovuta a fattori genetici o ereditari. Tuttavia, in un numero limitato di casi, un gene “difettoso” che può essere ereditata innesca la malattia. Questo disturbo si chiama cancro del colon ereditario non associato a poliposi (HNPCC).

    Tumore all’endometrio e pillola

    Se prendete la pillola contraccettiva orale combinata presentate un rischio minore di sviluppare il tumore dell'endometrio.

    Trattamento per la cura del tumore endometrio

    Il tumore dell’endometrio è trattata con:

    Chirurgia Radioterapia Chemioterapia o Generalmente, una combinazione di queste terapie.

    La cura ha l'obiettivo di massimizzare la probabilità di guarigione, cercando di rendere minima la possibilità di morte.

    Chirurgia

    L’intervento chirurgico gioca due ruoli importanti principali:

    in primo luogo è utilizzato per determinare a che stadio è il tumore e definire se appartenete alle pazienti a basso rischio (stadio IA), rischio intermedio (stadio IB-II) e ad alto rischio (stadi III e IV) per consentire di pianificare un trattamento, compresa la necessità di una terapia adiuvante.in secondo luogo, l’operazione rimuove il tumore maligno, completamente o per quanto possibile.

    Radioterapia

    La radioterapia riduce efficacemente la recidiva locale, ma non ha alcun impatto sulla sopravvivenza. Può essere usata se siete ad alto rischio intermedio o ad alto rischio (stadi III e IV).

    Chemioterapia

    La chemioterapia è sempre più utilizzata come coadiuvante per i tumori ad alto rischio (stadi III e IV) e attenua i sintomi del cancro, anche ricorrente, senza però eliminarne la causa.

    Terapia ormonale

    La terapia ormonale non svolge alcun ruolo adiuvante a causa di un aumento della mortalità cardiovascolare. I progestinici per il tumore all’endometrio si sono rivelati generalmente meno efficaci delle strategie anti-estrogenici per il cancro al seno. Potete considerare la terapia ormonale se la malattia è considerata inoperabile con tumori recettori di estrogeno / progesterone.

    Rimedi tumore endometrio

    Se non volete ricorrere a rimedi farmacologici, potete valutare anche il più naturale: il trattamento a base di erbe. Ecco quali erbe sono indicate in questo caso:

    Il mentastro verde è una cura molto utile a base di erbe per il tumore all’endometrio. È necessario far bollire 12-15 foglie fresche in una tazza di acqua. Dopo che si raffredda, filtrate e bevete l’infuso per 5 mesi (una volta al giorno). I sintomi del tumore dell’endometrio dovrebbero essere scomparsi dopo quest’arco di tempo. Anche il Vaccinium myrtilloides è efficace nel trattamento del tumore dell'endometrio.

    Endometrio e utero?

    In breve, l’endometrio è una parte molto delicata e importante per il concepimento che si trova nel vostro utero. Purtroppo possono sorgere problemi se si formano i polipi, se la parte s’ispessisce o se si sviluppa un tumore. State attente ai sintomi del vostro corpo perché è importante che curiate un eventuale disturbo. Se notate ad esempio un sanguinamento sospetto, andate dal vostro ginecologo o dalla vostra ginecologa che probabilmente vi consiglierà di fare un pap-test. Fate comunque in ogni caso visite ginecologiche regolari ed esami di routine per prendervi cura del vostro corpo.

    Tumore della cervice uterina
    Cos’è la cervice uterina?

    La cervice uterina (o collo uterino) è la parte inferiore dell’utero. L’utero è un organo cavo, a forma di pera, localizzato nella pelvi femminile,tra la vescica anteriormente ed il retto posteriormente. La cervice uterina è visibile sul fondo della vagina, come una formazione cilindrica che presenta al centro un orifzio, chiamato orifzio uterino esterno (OUE). Tale orifizio è l’estremità di un canale (detto cervicale) che collega la cavità uterina alla cavità vaginale. Da un punto di vista microscopico, la cervice e la vagina sono rivestite da un epitelio squamoso mentre il canale cervicale e la cavità uterina è rivestita da un epitelio colonnare di tipo ghiandolare. Si definisce giunzione squamocolonnare (GSC) la linea di confine tra questi due diversi epiteli, collocata idealmente in corrispondenza dell’OUE. A seguito di infammazioni, microtraumatismi o squilibri ormonali, la GSC subisce dei danni con la perdita del rivestimento epiteliale originario (soprattutto quello ghiandolare che è più delicato), che sarà rimpiazzato da un terzo tipo di epitelio detto di “riparazione” o “metaplastico”,creando un’area chiamata zona di trasformazione. E’ sulla zona di trasformazione che insorgono le più importanti alterazioni citologiche, displastiche e neoplastiche ed è per questo motivo che il prelievo citologico o PAP Test viene effettuato in
    corrispondenza della GSC.

    Cosa sono gli stati pre-cancerosi?

    Il tumore della cervice uterina non origina dal tessuto normale cervicale ma da aree di tessuto particolari dette precancerosi cervicali. Le precancerosi sono alterazioni benigne e superfciali del rivestimento della cervice uterina, differenti dal tessuto normale; circa il 15% delle precancerosi cervicali più gravi (carcinoma in
    situ) degenera in tumore nell’arco di 10-15 anni. Alterazioni precancerose della cervice di solito non causano dolore e, in generale, non causano alcun sintomo. Essi vengono rilevati mediante un esame colposcopico o un Pap test. Lesione squamosa intraepitelialie (SIL) o neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN) sono alcuni dei termini che indicano le precancerosi cervicali. Lesione: si riferisce ad una alterazione del tessuto che è anomala. Squamosa: si riferisce alle cellule piatte presenti sulla superfcie (del collo dell’utero). Intraepiteliale: signifca che le cellule anormali sono presenti solo nello strato superfciale. Secondo il National Cancer Institute (NCI), le modifcazioni a carico di queste cellule possono essere suddivise in due categorie: SIL basso grado: riferisce a variazioni precoci della dimensione, forma, e il numero di cellule che formano la superfcie della cervice. Essi possono andare via da soli, o, col tempo, può crescere o diventare più anomala, formando una lesione di alto grado. Queste alterazioni possono anche essere chiamate displasia lieve o neoplasia cervicale intraepiteliale 1 (CIN 1).SIL alto grado: signifca che le alterazioni precancerose sono più severe ma,come il SIL a basso grado, queste alterazioni sono sempre benigne, possono regredire, e coinvolgono solo le cellule della superfcie della cervice. Le cellule alterate spesso non diventano cancerose, ma alcune di esse nel tempo possono dare origine ad un tumore. Le lesioni di alto grado possono anche essere chiamate displasia moderata o grave, CIN 2 o CIN 3, o carcinoma in situ.

    Cos’è il tumore della cervice?

    Il cancro della cervice, come la maggior parte dei tumori, prende il nome dalla parte del corpo dalla quale origina. In questo caso si sviluppa prevalentemente in corrispondenza della zona di trasformazione e deriva, nell’85% dei casi, dall’epitelio squamoso di rivestimento (carcinoma spinocellulare), mentre nel restante 15% dei casi deriva dall’epitelio colonnare di tipo ghiandolare (adenocarcinoma della cervice). Ogni anno a circa 3700 donne in Italia, viene diagnosticato un tumore alla cervice. La sopravvivenza a 5 anni è di circa il 70%. La fascia di età maggiormente coinvolta è quella tra i 55 e 65 anni, anche se non sono rari i casi in cui sono coinvolte donne più giovani o donne in gravidanza.

    Quali sono i fattori di rischio delcarcinoma della cervice?

    Il tumore della cervice uterina è una malattia frequente, che colpisce le donne in tutte le fasce di età. Il principale fattore di rischio è rappresentato dall’infezione da HPV (papilloma virus umano). Questo virus si trasmette da persona a persona per via sessuale o per contatto intimo pelle contro pelle. Il numero di contagiati è altissimo: si stima, infatti, che 8 donne su 10 attive sessualmente, abbiano contratto il virus nel corso della loro vita e che, di conseguenza, anche gli uomini siano portatori del virus in modo inconsapevole. Per questo motivo, avere più partner (o un partner sessualmente promiscuo) o rapporti sessuali in età precoce, rende più probabili le infezioni da HPV. La grande maggioranza delle infezioni si risolve senza lasciare alcun segno, solo poche infezioni persistono nel tempo e possono dare origine a lesioni precancerose. Oltre alla infezione da HPV (che rappresenta una causa necessaria ma non suffciente per lo sviluppo del tumore) esistono altri fattori predisponenti che possono intervenire nello sviluppo del tumore della cervice uterina, anche se in misura molto inferiore, come il fumo di sigaretta o malattie sessualmente trasmesse (infezioni da Chlamydia, Herpes Virus, etc.).

    Quali sono i sintomi?

    Le precancerosi cervicali solitamente non causano sintomi e generalmente sono identifcate con i test di screening, rivolti alle donne sane in assenza di sintomatologia.I sintomi solitamente non compaiono fino a quando non si forma un tumore; le cellule anormali della cervice in questo caso diventano cancerose ed
    invasive, crescono volumetricamente all’interno
    della cervice o invadono i tessuti circostanti. Quando ciò avviene, il sintomo più diffuso è il sanguinamento. I sanguinamenti possono presentarsi tra i cicli mestruali o dopo rapporti sessuali, lavande vaginali o visite ginecologiche. L’aumento delle secrezioni vaginali anomale può essere un altro segno del tumore alla cervice. Altri sintomi comprendono: dolore nella zona pelvica o a livello lombare, sangue nelle urine ed edema degli arti inferiori.In presenza di uno o più sintomi, la paziente deve contattare immediatamente il medico.

    C’è modo di prevenire il tumore della cervice?

    La carta vincente per la battaglia contro il cancro della cervice uterina è la prevenzione; il tumore
    origina dalle precancerosi offrendo così un lungo periodo di tempo in cui poter intervenire su queste anomalie benigne prima che ci sia la trasformazione tumorale. Ci sono due strategie preventive:
    -Vaccinazione HPV (prevenzione primaria); prevenzione delle precancerosi
    -Screening (prevenzione secondaria); identifcazione ed eliminazione chirurgica delle precancerosi
    L’integrazione delle due strategie preventive permette oggi di azzerare il tumore della cervice uterina, la seconda causa di morte per tumore nelle donne nel mondo. Nei paesi sviluppati lo screening con pap test ha già permesso un notevole riduzione nella mortalità, con un'incidenza che passa dai 40 casi per 100.000 donne, nei paesi in cui non c’è screening, agli 8 casi
    per 100.000 donne dell’Italia.

    Vaccinazione

    Il papilloma virus (HPV) è indispensabile perché si formino sul collo dell’utero le precancerosi cervicali, che sono la tappa indispensabile perché si formi il tumore; pertanto la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di un vaccino contro l’HPV. Ad ora sono stati approvati due tipi di
    vaccino:
    - Gardasil : protegge contro quattro tipi del virus HPV, inclusi gli HPV 16 e 18 che causano da soli più del 70% delle precancerosi e dei tumori cervicali; è indicato nelle donne dai 9 ai 45 anni. Gardasil è stato anche sperimentato, ed è attivo, nella prevenzione delle precancerosi della vagina, della vulva, dell’ano e del pene. Per questi due ultimi siti è indicato anche nei maschi, dai 9 ai 26 anni. Gardasil inoltre è anche attivo contro altri due papilloma virus, i tipi 6 ed 11, che causano il 90 per cento dei condilomi genitali (verruche benigne) di maschi e femmine.
    - Cervarix: protegge contro due tipi di HPV, il 16 ed il 18, che causano da soli più del 70% delle precancerosi e dei tumori cervicali.Cervarix è stato sperimentato solo sulla cervice uterina, dove però dà una protezione globale delle precancerosi cervicali più severe (CIN3) intorno al 90%, al di là quindi della protezione dei soli tipi 16 e 18 in qualità dell’alto livello di protezione contro tipi virali di HPV non presenti nel vaccino, ma in causa nelle genesi delle precancerosi.

    Screening

    Vi sono due test di screening, il PAP test ed il test HPV. Entrambi portano alla identifcazione delle
    precancerosi cervicali, alterazioni tissutali benigne che precedono il tumore. Quando lo screening identifchi un soggetto a rischio, cioè che potrebbe avere o sviluppare nel prossimo futuro una precancerosi, si effettua una
    colposcopia; questo è un esame permette di visualizzare attraverso lenti di ingrandimento la cervice uterina e con l’aiuto di coloranti specifci evidenziare un’area anomala; per confermare od escludere la presenza di una
    alterazione precancerosa si effettua una biopsia. La biopsia consiste nel prelievo di tessuto cervicale e della sua analisi in laboratorio al microsopio. Non è dolorosa e si effettua senza anestesia.
    Una volta identificate le precancerosi, queste vengono rimosse con un piccolo intervento chirurgico ambulatoriale oppure in day surgery, che talvolta prende il nome di conizzazione. L’eliminazione chirurgica delle precancerosi cervicali permette di prevenire il tumore; è questa la strategia di successo che ha permesso di ridurre la mortalità per tumore cervicale nei paesi dove è stato introdotto lo screening cervicale con pap test. Il Pap test individua le alterazioni le precancerosi cervicali. Durante un Pap test il medico o l’infermiere raccoglie alcune cellule dalla cervice uterina per inviarle a un laboratorio. Il Pap test permette di visualizzare sia le cellule anormali, indicative della possibile presenza di una precancerosi cervicale, ed anche le eventuali cellule tumorali presenti sul collo dell’utero, indicative di un tumore ancora asintomatico; nel sospetto di un tumore cervicale, è consigliabile eseguire la visita ginecologica, perché il pap test non è un metodo di diagnosi dei tumori cervicali, ma di screening delle precancerosi e dei tumori iniziali asintomatici.
    Il pap test eseguito periodicamente permette di effettuare una prevenzione. Il test viene consigliato tradizionalmente una volta all’anno dai ginecologi, e viene offerto gratuitamente ogni tre anni alla popolazione dai 25 ai 65 anni di età. I ricercatori italiani stanno poi introducendo, dopo la conferma degli studi eseguiti, il concetto di prevenzione con l’utilizzo non solo del pap test ma anche del HPV test. Questo probabilmente comporterà una modifca delle linee guida fnora utilizzate per aumentare la capacità di diagnosi precoce dei test di screening in nostro possesso. Il test HPV è un test che identifca la presenza del DNA del papilloma virus presente nelle cellule cervicali. Il test ricerca solo i tipi virali cosiddetti ad alto rischio; questi sono i soli che sono in grado di dare le alterazioni precancerose cervicali; da queste, eventualmente, si può sviluppare un tumore. Le cellule vengono raccolte come in un Pap test, ma a differenza del pap, vengono lette direttamente da uno strumento di laboratorio. La
    positività di questo test indica la presenza del papilloma virus nella cervice uterina in quantità e tipologia da indicare la possibilità di avere o sviluppare nel breve periodo una alterazione precancerosa. Il test HPV è stato introdotto per le donne con risultati leggermente anormali del Pap test (ASC-US) per escludere da ulteriori accertamenti le donne che risultano negative al test HPV. Il test HPV può essere usato anche come test di screening per le donne sopra i 30 anni, da solo od in associazione al pap test; dal momento che indica non solo la presenza delle
    precancerosi ma anche la predisposizione a svilupparle, la negatività del test HPV permette di allungare l’intervallo tra due screening per un tempo compreso dai tre ai cinque anni. Con l’introduzione del test HPV per le donne sopra i trenta anni non viene più consigliato il pap test annuale, perché la negatività del test HPV fornisce una sicurezza di molto superiore al pap test negativo eseguito una volta all’anno.

    Come si effettua la diagnosi di tumore della cervice uterina?

    La diagnosi di tumore della cervice uterina può essere fatta durante la visita ginecologica con l’ausilio dei test di screening, della colposcopia e della biopsia a seconda delle dimensioni del tumore. Se il tumore è microscopico, nel contesto di una precancerosi e pertanto non visibile ad occhio nudo e non apprezzabile alla palpazione, i test di screening eseguiti durante la visita permettono l’identifcazione delle cellule alterate. Sarà successivamente necessario eseguire la colposcopia con biopsia, e talvolta l’escissione dell’anomalia colposcopica, per avere la conferma della diagnosi. Se il tumore è invece macroscopico la visita
    ginecologica può evidenziare la neoformazione cervicale, sia alla palpazione sia all’esame ispettivo; in questo caso, durante la visita si può procedere alla biopsia del collo dell’utero per la conferma istologica, che è sempre indispensabile per la diagnosi.In genere il tumore microscopico è asintomatico. Nei casi di tumore macroscopici invece spesso la donna è sintomatica e si presenta per un sanguinamento anomalo, specie dopo i rapporti, o con mestruazioni o perdite maleodoranti più abbondanti del consueto.

    Incidenza di Tumori Intraepiteliali

    Tomografa computerizzata (TC): esame basato su una macchina che emette raggi X, collegata ad un computer che, sulla base di differenze di densità, fornisce immagini dettagliate degli organi nei distretti in esame.L’utilizzo del mezzo di contrasto permette di aumentare le differenze di densità e pertanto di visualizzare meglio eventuali aree anomale, soprattutto al di fuori della cervice, per esempio in linfonodi e altri organi a distanza.Le immagini vengono acquisite su un piano assiale (perpendicolare all’asse lungo del paziente) e possono poi essere ricostruite su altri piani per migliorare la visione complessiva. Per la valutazione di donne con tumore della cervice l'esame TC viene solitamente mirato allo studio di addome e pelvi e, in casi selezionati, può essere esteso allo studio del torace.
    Risonanza magnetica (RMN): Un potente magnete collegato a un computer è usato per ottenere immagini molto dettagliate di parti del corpo senza l’utilizzo di raggi X, ma basandosi su differenze magnetiche tra i vari organi La risonanza magnetica è in grado di dimostrare molti dettagli anatomici del tumore, come dimensioni, estensione longitudinale e trasversale, contatto con gli organi circostanti, coinvolgimento dei linfonodi loco-regionali o metastasi ad altri organi nello stesso distretto. A causa dell’elevata complessità dell’apparecchiatura, l’esame è più lento di un esame TC e pertanto viene di solito mirato alla zona di specifco interesse che, nel caso dei tumori della cervice uterina, è la pelvi.Le immagini ottenute, sia con esami TC che RM, vengono di solito studiate dal medico direttamente su un monitor e poi fornite al paziente su pellicola o su CD.

    Come si effettua la stadiazione del tumore della cervice?

    Se la biopsia è positiva per tumore cervicale, il medico deve effettuare una stadiazione della malattia per scegliere il miglior trattamento. Lo Staging è il modo per scoprire se il tumore ha invaso i tessuti circostanti, se il cancro si è diffuso e, in caso affermativo, in quali parti del corpo. Il cancro cervicale si diffonde più spesso ai tessuti vicini, situati nella pelvi, ai linfonodi o ai polmoni. Possono anche essere coinvolti meno frequentemente il fegato o le ossa. Quando il cancro si diffonde dalla sua origine in un’altra parte del corpo, il nuovo tumore ha lo stesso tipo di cellule tumorali e lo stesso nome del tumore originale. Per esempio, se il cancro cervicale si diffonde ai polmoni, le cellule tumorali nei polmoni sono in realtà le cellule tumorali del collo dell’utero. La malattia è metastatica del cancro della cervice uterina, non è un tumore polmonare. Per questo motivo, viene trattato come cancro cervicale non come cancro del polmone. Il nuovo tumore viene chiamato metastasi. Per conoscere l’estensione della malattia, ilmedico può richiedere alcuni dei seguenti esami:
    Radiografa del torace: esame che, con una dose relativamente bassa di raggi X, consente di valutare i polmoni del soggetto, ed evidenziare, oltre a processi fogistici, anche eventuali
    metastasi, con diametro superiore ad 1 centimentro.
    • I stadio: il tumore ha invaso la cervice al di sotto dello strato superiore delle cellule. Le cellule tumorali si trovano solo nella cervice.
    • II stadio: Il tumore si estende alla parte superiore della vagina. Esso può estendersi oltre la cervice nei tessuti circostanti tessuto fbroadiposo che unisce l’utero alla pelvi (parametrio). Il tumore non invade il terzo inferiore della vagina o della parete pelvica.
    • III stadio: Il tumore si estende alla parte inferiore della vagina. Può anche aver invaso la parete pelvica. Se il tumore blocca il fusso di urina, uno o entrambi i reni non possono funzionare bene.
    • IV stadio: il tumore invade la vescica il retto. Oppure il cancro si è diffuso ad altre parti del corpo.

    Come si cura il tumore della cervice?

    La terapia del tumore della cervice si basa su tre punti cardinali:
    1. La chirurgia
    2. La chemioterapia
    3. La radioterapia
    A seconda dello stadio di malattia può essere indicato un trattamento o un altro, piuttosto che l’associazione di due trattamenti.
    • Tomografa ad emissione di positroni/CT (PET/CT): indagine che prevede la somministrazione endovenosa di un radiofarmaco (zucchero) che si distribuisce maggiormente nelle cellule tumorali rispetto alle cellule sane. L’apparecchiatura ricostruisce immagini sui tre piani (assiale, coronale e sagittale) che permettono di localizzare la sede delle cellule tumorali e quindi di fornire al chirurgo e all’oncologo e al radioterapista di scegliere il trattamento più adeguato per la paziente.

    Quali sono gli stadi del tumore della cervice?

    Quando le cellule maligne iniziano ad infltrare gli strati più superfciali della cervice, si parla di carcinoma microinvasivo (quando l’invasione è inferiore a 3 mm) e di carcinoma invasivo (quando oltrepassa il imite dei 3 mm).

    E’ possibile l’utilizzo di un approccio chirurgico meno
    invasivo?

    La Chirurgia Robotica rappresenta la più innovativa e valida alternativa terapeutica sia alla laparotomia tradizionale sia alla laparoscopia nell’effettuazione di interventi complessi e delicati come l’asportazione radicale del viscere uterino in caso di tumore cervicale. Il robot grazie alla visione tridimensionale ed alla presenza di bracci meccanici che sorreggono senza tremare e senza stancarsi gli strumenti che sono dotati di estrema manovrabilità, accomuna i vantaggi della chirurgia a cielo aperto e di quella mini-invasiva convenzionale. I principali benefici per le pazienti sottoposte a trattamento con chirurgia robotica includono: minore dolore postoperatorio;
    minore perdita ematica intraoperatoria; minore degenza in ospedale;
    minore rischio di infezione postoperatoria; più rapida guarigione e convalescenza;
    piccole cicatrici chirurgiche con migliori risultati estetici. La costante evoluzione dello strumentario e l’esperienza sempre crescente in chirurgia mini-invasiva, consentono oggi di proporre tale procedura ed i suoi vantaggi ad un numero sempre maggiore di pazienti per numerose patologie tumorali: tuttavia la competenza in campo oncologico resta alla base del suo impiego che, come per tutte le procedure chirurgiche, ha indicazioni e limiti, rischi e complicanze. A tutt’oggi non ci sono studi che dimostrino vantaggi o svantaggi in termini di sopravvivenza a seconda dell’approccio chirurgico adottato (chirurgia tradizionale o chirurgia robotica).

    Cosa prevede la chirurgia?

    La chirurgia è una terapia locale fnalizzata alla rimozione del tessuto anormale dalla cervice o
    vicino ad essa. Se il tumore è localizzato solo sulla superfcie della cervice, il medico rimuovere le cellule cancerose in un modo simile a quello usato per trattare le lesioni precancerose. Se la malattia ha invaso gli strati profondi della cervice, ma non si è estesa intorno ad essa, il medico può effettuare un’operazione per eliminare il tumore ma lasciare utero e ovaie. In altri casi, invece, può essere necessario asportare l’utero (isterectomia). La paziente può sempre decidere di scegliere la terapia demolitiva, soprattutto se non vuole più gravidanze. L’isterectomia totale consiste nel rimuovere chirurgicamente l’intero utero, inclusa la cervice; talvolta vengono anche rimosse le ovaie e le tube di Falloppio. L’isterectomia
    totale può essere semplice o radicale in relazione alla asportazione del tessuto fibroadiposo che unisce l’utero alla pelvi, alla vescica ed al retto (tessuto pericervicale o parametri
    anteriore, laterale e posteriore). In base alla diffusione della malattia (quindi in base allo stadio clinico), può essere indicato rimuovere i linfonodi pelvici e/o lomboaortici per verifcarne l’eventuale coinvolgimento neoplastico.

    Cosa si intende per trattamento chemioterapico?

    Per il trattamento del cancro della cervice, la chemioterapia è di solito in combinazione con la radioterapia. In caso di tumore che si è diffuso in altri organi la chemioterapia può essere utilizzata da sola.La chemioterapia utilizza farmaci per uccidere le cellule tumorali. I farmaci per il cancro del collo dell’utero sono solitamente somministrati
    attraverso una vena (via endovenosa). Gli effetti collaterali dipendono principalmente da quali farmaci vengono utilizzati. La chemioterapia uccide le cellule tumorali in rapida crescita, ma i farmaci possono anche danneggiare le cellule normali che si dividono rapidamente, come ad esempio le cellule del sangue (quando la chemioterapia abbassa i livelli di cellule del sangue sane, è molto più probabile avere infezioni, lividi o sanguinamenti) , le cellule della radice del bulbo pilifero (questo può causare perdita dei capelli) e le cellule che rivestono l’apparato digerente ( questo può causare uno scarso appetito, nausea e vomito, diarrea). Alcuni
    pazienti prendono parte a studi clinici sperimentali di terapie mediche, chirurgiche radioterapiche o combinate. Ogni studio è effettuato per valutare nuovi trattamenti che possano curare meglio o con meno complicanze.

    Cosa si intende per radioterapia?

    La radioterapia si integra alla chirurgia ed alla chemioterapia nella cura della malattia della
    cervice. Si distingue in radioterapia a fasci esterni trattamento dove naturalmente i benefci debbono superare i costi in termini di tossicità.

    La brachiterapia

    La brachiterapia si integra con la radioterapia a fasci esterni e rappresenta una parte fondamentale della terapia della neoplasia della cervice uterina non operata. E’ utilizzata anche nel completamento del trattamento postoperatorio. Generalmente segue il trattamento a fasci esterni dopo un intervallo di 2-3settimane. In alcuni paesi viene considerata trattamento unico e standard per il tumore in stadio iniziale. Attraverso il posizionamento di applicatori uterini direttamente all’interno alla malattia è possibile irradiare il collo dell’utero a dosi elevate senza intaccare la vescica ed il retto che sono molto vicini ad esso. Esistono 3 tipo di brachiterapia:- HDR : la dose di radioterapia viene
    somministrata nell’arco di pochi minuti ed il trattamento viene erogato in poche sedute solitamente a giorni alterni. Questa procedura può essere effettuataambulatorialmente.- PDR: la dose viene somministrata ogni ora, per un numero di ore variabile e pertanto iltrattamento può durare da uno a diversi giorni. Questa procedura richiede il ricovero.

    La radioterapia a fasci esterni

    Utilizza radiazioni ionizzanti per irradiare la regione pelvica che contiene l’utero e altre strutture che debbono essere trattate perché ammalate oppure per evitare che si ammalino a distanza di tempo. In alcuni casi il campo di trattamento può comprendere anche la regione addominale centrale alta per sterilizzare anche i linfonodi che ivi si trovano. Per il ciclo di trattamento la paziente si reca in reparto ambulatorialmente tutti igiorni dal lunedì al venerdì per circa 4-6 settimane e ogni seduta dura pochi minuti. Prima di cominciare si procede con la simulazione, durante la quale si acquisiscono immagini TC della regione da trattare. Su queste immagini viene sviluppato il piano di cura che risulterà quindi personalizzato per la singola paziente.Poiche’ la radioterapia e’una disciplina in continua evoluzione grazie allo sviluppo di tecnologie sempre piu avanzate, esiste oggi la possibilità di utilizzare apparecchiature ad elevata precisione che
    consentono di poter produrre trattamenti a cosiddetta “intensità modulata”. Tomoterapia,e Trilogy e Vero sono apparecchiature che ci consentono di somministrare dosi maggiori e meglio adattate alla conformazione geometrica della malattia e dosi minori alle strutture sane che la circondano, minimizzando dunque gli effetti collaterali acuti e quelli cronici, soprattutto a livello intestinale, rettale, renale e vescicale.
    Generalmente la tossicità acuta, quindi quella che
    puo’ insorgere in corso di terapia, si manifesta con diarrea, talora cistite ed un grado modesto di stanchezza. Gli effetti tardivi, ovvero quelli che possono verificarsi negli anni successivi al trattamento, si manifestano con disturbi intestinali,solitamente modesti ma talora,soprattutto nella radioterapia postoperatoria, anche più severi ed indurimento dei tessuti irradiati (fbrosi). A queste tossicità può sommarsi quella della chemioterapia quando effettuata.Il rischio di effetti collaterali va adeguatamente valutato quando si pone indicazione alla radioterapia in tutte le sue forme ed è necessario dunque fare un bilancio fra i costi ed i benefici di un trattamento dove naturalmente i benefici debbono superare i costi in termini ditossicità.

    Trattamento della recidiva di
    malattia

    La moderna radioterapia, sia essa a fasci esterni o brachiterapia, viene anche utilizzata per la cura o la palliazione della malattia recidiva. Sino a pochi anni or sono non era quasi mai possibile dare indicazione alla cosiddetta reirradiazione mentre il potenziale risparmio di tessuto circostante la malattia e di concentrazione della dose ad un bersaglio anatomicamente delineabile oggi consente di curare, o palliare efficacemente, anche la malattia che sia ricaduta. Tra le apparecchiature in uso e tecnologicamente avanzate la Cyberknife e’ in grado di colpire un bersaglio attraverso campi multipli di terapia prodotti da un braccio robotico capace di ruotare intorno alla paziente in tutte le direzioni. Per la quasi totalità dei trattamenti e’ necessario
    posizionare nelle vicinanze della malattia particolari reperi radiologici in oro che il sistema di calcolo computerizzato riconosce e orienta nei tre piani dello spazio.

    Radioterapia intraoperatoria (IORT) Infine esistono acceleratori dedicati alla radioterapia intraoperatoria IORT. Questi macchinari sono allocati in sala operatoria,
    producono fasci di elettroni e consentono di raggiungere sedi di malattia addominale con la migliore precisione possibile. Tutte le strutture adiacenti possono essere fsicamente allontanate dal fascio o protette da speciali dischi di piombo che al termine del trattamento vengono rimossi. La terapia può essere effettuata quindi con minimi effetti collaterali. Nella patologia ginecologica solitamente la
    LDR: vengono utilizzate sorgenti radioattive sotto forma di spille o aghi. E’ trattamento meno utilizzato ad oggi poiché sostituito dalla terapia PDR. E’ comunque necessario il ricovero. Per PDR e HDR la sorgente radiante, e’ costituita da un seme di Iridio 192 simile ad un grano di riso custodito all’ inteno di un proiettore. La paziente viene collegata alla macchina attraverso cateteri plastici a loro volta connessi all’applicatore precedentemente inserito nella malattia. La radioattività della sorgente differente tra PDR e HDR: più bassa nel primo e più
    alta nel secondo.

    Follow-up

    Considerato che il 75% delle recidive si verifcano entro 2 anni dal trattamento, le visite di follow-up dovrebbero essere più frequenti in questo periodo. Ogni 3-4 mesi deve essere eseguito un esame obiettivo della paziente con valutazione di dolore, sanguinamenti vaginali,calo ponderale, funzione intestinale e vescicale, linfoadenopatie inguinali e sovraclaveari. Gli strumenti sono rappresentati da visita ginecologica/rettovaginale per valutare sofficità vaginale, parametriale, eventuali masse pelviche; Pap-test; markers tumorali quali CEA, CA125, SCC. Dai 3 ai 5 anni l’intervallo di sorveglianza può essere portato a 6 mesi con valutazione annuale di una radiografa del torace e una TC addome-pelvi periodica nelle malattie avanzate.
    IORT viene utilizzata in corso di chirurgia eviscerativa, ovvero quando per rimuovere la malattia e’ necessario sacrifcare retto e/ o vescica. Il tempo tecnico di irradiazione e’ di
    qualche minuto.

    Tumore dell’endometrio
    Tumore dell’endometrio: conoscerlo per affrontarlo meglio
    24-02-2016 - scritto da Francesca Morelli

    In Italia, il carcinoma dell’endometrio, cioè della mucosa che riveste la cavità uterina, è il tumore ginecologico più frequente e mostra una tendenza ad un progressivo incremento. E’ il quinto tumore nelle donne in ordine di incidenza ed il terzo nella fascia di età fra i 50 e i 69 anni. In termini di prevalenza, sono oltre 110 mila le donne attualmente in vita che hanno ricevuto in passato questa diagnosi e circa la metà ha oltrepassato i 10 anni dall’insorgenza di malattia. Ciò sottolinea la sua scarsa letalità, con tassi di sopravvivenza a 5 anni pari a circa il 90%, grazie soprattutto a diagnosi generalmente in stadio iniziale, in due terzi dei casi, con malattia confinata al corpo uterino.

    Colpisce più spesso donne in menopausa o post-menopausa – spiega il Professor Stefano Greggi, ginecologo oncologo, direttore della SC di Ginecologia Oncologica, dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli – ma in circa un quarto dei casi può insorgere nel periodo pre-menopausale. Va tuttavia precisato che in famiglie con ricorrenza di tumori del colon-retto non poliposico (sindrome di Lynch II), legata cioè alla presenza di mutazioni genetiche del sistema del mismatch repair, ovvero di un gruppo di geni deputati alla riparazione di alcuni danni del DNA, si riscontra un elevato aumento della sua frequenza in modo particolare donne giovani.

    Nella maggioranza dei casi (circa 80%) è, comunque un aumento dell’entità e della durata dello stimolo degli ormoni estrogeni sull’endometrio ad avere un ruolo fondamentale nei processi di insorgenza di malattia. Questo iper-estrogenismo caratterizza neoplasie di tipo endometrioide, tendenzialmente ben differenziate, che compaiono di norma a seguito di una serie serie di lesioni pre-maligne.

    I principali fattori di rischio di queste forme - precisa il professore - sono rappresentati da alto numero di cicli anovulatori, assenza di gravidanze (nulliparità), menopausa tardiva, obesità, diabete e ipertensione. Le neoplasie non estrogeno-dipendenti si associano, invece, a scarsa differenziazione, insorgono in età più avanzata, presentano differenziazioni in senso sieroso-papillare o a cellule chiare e non sono correlate a una pregressa iperplasia dell’endometrio.

    Anche l’uso prolungato di Tamoxifene, un farmaco frequentemente utilizzato nelle cure del carcinoma della mammella, induce un aumento del rischio di carcinoma endometriale.

    Questo farmaco, pur essendo anti-estrogenico - aggiunge Greggi - ha, invece, un effetto paradosso sull’endometrio nel quale stimola l’iperplasia e, in una percentuale inferiore al 10%, la trasformazione neoplastica pur associandosi a forme generalmente a buona prognosi.

    LE AVVISAGLIE

    Il carcinoma endometriale raramente è asintomatico. Il sintomo d’esordio è rappresentato generalmente dalla perdita ematica vaginale atipica (cioè dopo la menopausa) tanto che, in presenza di questo sintomo, l’incidenza oscilla tra l’8 ed il 10%.

    Invece in pre-menopausa le perdite ematiche anormali (inter-mestruali, mestruazioni prolungate o troppo abbondanti) sono di più difficile interpretazione, anche perché spesso si tende a sottovalutare il sintomo e quindi la diagnosi risulta spesso non tempestiva.

    COME POSSO VERIFICARE IL MIO SOSPETTO?

    I possibili sintomi del tumore dell’endometrio vanno confermati da una visita specialistica ginecologica e da esami mirati.

    Di norma occorre eseguire una biopsia endometriale. Questo perché, sviluppandosi nella parte più interna dell’utero, il tumore dell’utero sfugge a una semplice diagnosi con il pap-test. Inoltre è necessario anche un esame ecografico trans-vaginale che consente uno studio più accurato della rima endometriale rispetto all’ecografia sovrapubica per via addominale, particolarmente importante perché in post-menopausa l’endometrio è atrofico, per cui il rilievo di una rima endometriale ispessita è da considerarsi sospetto. Se lo spessore è inferiore ai 4 mm il rischio di iperplasia o neoplasia endometriale è minimo e non dovrebbero essere praticate indagini invasive. Tuttavia, in post-menopausa, la presenza di perdite ematiche anche minime, specie se ripetute, rendono obbligatoria una biopsia della cavità endometriale, anche in caso di ecografia trans-vaginale non sospetta. L’esame diagnostico d’elezione è rappresentato dall’isteroscopia, che consente, in regime ambulatoriale, la visualizzazione diretta del canale cervicale e della cavità uterina con la possibilità di eseguire biopsie mirate.

    STADI DI MALATTIA & FATTORI PROGNOSTICI

    La diagnosi istologica su biopsia dev’essere completata da una risonanza magnetica (RMN) o tomografia assiale (TC) addomino-pelvica al fine di definire con più accuratezza l’estensione della malattia: dimensioni, infiltrazione della parete uterina e del canale cervicale, eventuale coinvolgimento dei linfonodi retro-peritoneali.

    In base all’estensione, si distinguono diversi stadi di malattia cui corrisponde, ovviamente, una diversa strategia terapeutica:

    stadio I – il tumore resta circoscritto al corpo uterino stadio II – il tumore infiltra anche il canale cervicale e/o il collo uterino stadio III – il tumore coinvolge anche una o entrambe le ovaie e/o le tube e/o i linfonodi addominali stadio IV – il tumore è esteso anche alla vagina e/o all’intestino o sono presenti metastasi a distanza

    Oltre allo stadio, altri fattori prognostici sono legati alle caratteristiche intrinseche del tumore definite dall’esame istologico (tipo istologico, grado di differenziazione, dimensioni del tumore, presenza di emboli vascolari e/o linfatici).

    In base a tutte queste informazioni, i tumori dell’endometrio si dividono in classi di rischio ben definite: basso, intermedio ed alto.

    Rientrano nella categoria ad alto rischio tutti i tumori dell’endometrio con istologia non endometrioide, indipendentemente dal grado di infiltrazione, grado di differenziazione e stadio.

    LA CURA

    Il trattamento, in base alle caratteristiche ed estensione del tumore, può comprendere, oltre la chirurgia, anche chemioterapia, radioterapia o ormonoterapia.

    La terapia - precisa lo specialista - si basa su un trattamento primario chirurgico, seguito nei casi ad alto rischio (talvolta a rischio intermedio), da un trattamento complementare o adiuvante. L’intervento di scelta è rappresentato dall’isterectomia totale extra-fasciale (che porta via la fascia cervicale) possibilmente eseguito per via laparoscopica negli stadi iniziali o per via addominale negli stadi avanzati con annessiectomia (asportazione delle ovaie) bilaterale. La linfoadenectomia (asportazione dei linfonodi) retro-peritoneale addominale è importante per una corretta stadiazione, ma il suo ruolo terapeutico è controverso. Infatti recenti evidenze la suggeriscono negli stadi ad alto rischio ma non in quelli a rischio basso-intermedio.

    La radioterapia ha subìto un importante ridimensionamento delle indicazioni nel trattamento adiuvante dopo la pubblicazione, negli ultimi anni, di una serie di studi che non hanno provato alcun aumento della sopravvivenza, ma solo una riduzione del rischio di recidiva locale, generalmente curabile al momento del suo esordio.

    Le pazienti ad alto rischio – precisa il professor Greggi - hanno un rischio pari a quasi il 60% di morire di malattia entro i 5 anni dalla diagnosi e di circa il 30% di sviluppare metastasi a distanza. In questa popolazione di donne, la somministrazione adiuvante alla chirurgia di una chemioterapia in combinazione alla radioterapia, è in grado di migliorare la sopravvivenza e di ridurre il rischio di sviluppare una recidiva di malattia fuori dalla pelvi.

    Per quanto riguarda la scelta del trattamento chemioterapico, i farmaci più attivi sono il carboplatino, la doxorubicina e il paclitaxel, in particolare lo schema di combinazione con carboplatino-paclitaxel ha dimostrato migliore efficacia e ridotta tossicità.

    «Infine va detto che il 5-10% dei casi di carcinoma endometriale insorge in età riproduttiva. In casi selezionati – conclude il professore - è possibile attuare un trattamento conservativo della capacità gestazionale, senza cioè asportare utero ed ovaie, basato su trattamento ormonale progestinico per via orale o intrauterino, associato o meno a resezione per via isteroscopia. Tale approccio è comunque da attuarsi dopo adeguata consulenza in centri di riferimento oncologico.www.forumsalute.it/community/
    (Su questo forum ci sono anche medici)
     
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    Raschiamento
    Raschiamento

    Il raschiamento - o curettage - è una procedura chirurgica che si avvale dell'ausilio di una curetta (una sorta di cucchiaio tagliente) per rimuovere una porzione di endometrio od una massa anomala contenuta nell'utero. Il raschiamento viene eseguito per diagnosticare o curare differenti condizioni morbose uterine. Si tratta di una pratica medica dolorosa, che in quanto tale richiede un'anestesia generale (più spesso) o locale (meno frequentemente).
    Il raschiamento è sempre preceduto dalla cosiddetta dilatazione della cervice uterina: la duplice operazione (dilatazione + curettage) prende il nome di revisione della cavità uterina.

    Scopo

    Il raschiamento viene eseguito per finalità diagnostiche od operative.

    Il RASCHIAMENTO DIAGNOSTICO
    prevede un prelievo di campione dal tessuto di rivestimento uterino (endometrio). Successivamente, lo stesso campione è inviato in laboratorio per un'attenta indagine citologica, utile per fornire importantissimi indizi diagnostici.
    Per accertare o smentire una presunta patologia genitale femminile, il raschiamento diagnostico può essere eseguito nelle seguenti situazioni:

    Sanguinamento uterino anomalo (menorragia, metrorragia, ipermenorrea, spotting ricorrente) Sanguinamento uterino durante il periodo post-menopausale Grave ed anomala emorragia uterina dopo il parto vaginaleFeroci ed insopportabili dolori mestruali Sospetto di cancro al collo dell'utero Incapacità/difficoltà di concepimento Rilievo di Cellule anomale al Pap test

    Il RASCHIAMENTO OPERATIVO
    viene invece eseguito per prelevare una massa anomala cresciuta lungo l'endometrio e sporgente nella cavità uterina. Il raschiamento costituisce anche una procedura chirurgica per l'aborto spontaneo. Le donne possono sottoporsi al raschiamento per rimuovere volontariamente il prodotto di una gravidanza indesiderata entro e non oltre la 13° settimana di gestazione.

    Oltre a questa finalità, il raschiamento operativo viene eseguito per la rimozione di:

    Alcuni residui placentari dall'utero dopo il parto Polipi uterini (o endometriali) Fibromi uterini Tumore uterino (rimozione totale o parziale) Endometrio in eccesso (per le donne affette dalla sindrome dell'ovaio policistico)

    Prima dell'intervento

    Prima di procedere con il raschiamento, la donna viene sottoposta ad una scrupolosa visita ginecologica, spesso associata a tampone cervico-vaginale ed ecografia dell'utero. Normalmente, sono anche richieste le analisi del sangue per esaminare eventuali, possibili, disturbi della circolazione. La paziente deve sempre informare il medico in caso di assunzione di farmaci od allergie particolari (ad esempio, allergia al nichel, allergia al lattice, allergia a farmaci anestetici ecc.).
    La paziente dovrà successivamente firmare un modulo in cui dichiara di essere stata informata su finalità, modalità e possibili rischi dell'intervento, prestando il proprio consenso all'esecuzione del raschiamento.

    Durante l'intervento

    Come anticipato, il raschiamento uterino prevede la narcosi (anestesia generale) della paziente. Meno spesso, la procedura chirurgica viene svolta in anestesia locale.

    La procedura chirurgica viene eseguita in due step:

    Dilatazione del canale cervicale: indotta normalmente alcune ore prima dell'intervento. Per le interruzioni volontarie di gravidanza, la dilatazione della cervice dev'essere graduale; pertanto viene effettuata nelle 24 ore antecedenti il raschiamento. È possibile dilatare la cervice con farmaci specifici, oppure introducendo nel collo dell'utero uno strumento apposito chiamato dilatatore graduato di Hegar.Raschiamento: uno speciale strumento tagliente a forma di cucchiaio (curetta) viene inserito nell'utero attraverso la cervice dilatata. Successivamente, si procede raschiando delicatamente il rivestimento dell'utero per rimuovere la massa anomala o il prodotto del concepimento, oppure per prelevare un campione citologico.

    In alternativa alla curetta, è possibile rimuovere la massa anomala mediante aspirazione a vuoto od asportazione con pinze chirurgiche.

    Successivamente, la massa tissutale viene spedita in laboratorio per ulteriori accertamenti citologici.

    In alcuni casi, il raschiamento dell'utero viene sostituito dall'isteroscopia, un esame che permette anche di analizzare lo stato di salute della cavità uterina, del canale cervicale e dell'endometrio. L'isteroscopia si rivela meno rischiosa rispetto al curettage, dato che l'intervento è facilitato dalla proiezione virtuale dell'utero in un monitor.
    La donna può tornare a casa il giorno stesso del raschiamento oppure, in caso di complicanze, può essere ospedalizzata per alcuni giorni.

    http://m.my-personaltrainer.it/benessere/raschiamento.html

    Dopo il raschiamento

    La durata dell'intervento varia da 10 a 20 minuti. Dopo il raschiamento, la paziente viene riportata in stanza d'ospedale, nell'attesa che l'anestesia svanisca. Al risveglio, la paziente non deve alzarsi per alcun motivo, salvo diversa indicazione medica. Nelle ore immediatamente successive al raschiamento, la donna può lamentare nausea, vomito e sonnolenza: questi tre sintomi costituiscono i più ricorrenti effetti collaterali dell'anestesia generale.
    Alcune donne possono tornare a casa il giorno stesso dell'intervento; altre, invece, devono rimanere in ospedale per alcuni giorni, fino alla completa ripresa. Tornata a casa, la donna deve rispettare il riposo. Per prevenire infezioni, il medico può sconsigliare temporaneamente l'uso di assorbenti interni e raccomandare l'astensione dai rapporti sessuali per circa due settimane. Nei giorni seguenti al raschiamento, si raccomanda vivamente di rivolgersi immediatamente al medico nei seguenti casi:

    Febbre alta Sanguinamento uterino anomalo Difficoltà ad urinare Debolezza estrema Crampi lancinanti allo stomaco Dolore addominale che peggiora progressivamente anziché migliorare Perdite vaginali maleodoranti

    Rischi

    È raro che il raschiamento sia causa di lesioni all'utero. Tuttavia, è comunque possibile che, dopo l'intervento, la donna riporti complicanze più o meno gravi.


    L'isteroscopia operativa comporta meno rischi e complicanze rispetto al raschiamento. Infatti, la suddetta procedura chirurgica permette di visionare l'interno del canale uterino mediante una microcamera montata su un isteroscopio, riproducendo così in un monitor l'anatomia dell'utero.
    L'immagine riprodotta sullo schermo funge da guida per il medico: individuando precisamente la massa anomala da rimuovere, il rischio di errori e di creare lesioni all'utero è minore.

    Il raschiamento può esser causa di complicanze come:

    Emorragie nella cavità addominale Perforazione dell'utero: costituisce la complicanza più pericolosa del raschiamento. Dalle statistiche mediche si osserva che solo l'1% delle donne va incontro ad una perforazione dell'utero dopo il raschiamento.Formazione di tessuto cicatriziale sulla parete uterina (o Sindrome di Asherman): costituisce una reale complicazione dopo il raschiamento. Da quanto riportato nella rivista scientifica Human riproduction, si evince che il rischio generale di aderenze dopo il raschiamento oscilla tra il 14 ed il 16%. Le donne che si sottopongono a questo intervento per rimuovere il frutto di un concepimento indesiderato sviluppano invece la sindrome di Asherman nel 30,9% dei casi. La sindrome di Asherman va curata con una terapia ormonale specifica, utile per favorire la crescita del tessuto uterino sano.Reazione allergica: prima di sottoporsi ad un qualsiasi intervento, la donna deve dichiarare eventuali allergie - presunte od accertate - per minimizzare il rischio di reazioni avverse a materiali (es. allergia al nichel, allergia al lattice) oppure a farmaci.Danni a carico della cervice (lesioni, abrasioni, emorragie)Infezione: dopo il raschiamento, la donna può sviluppare un'infezione all'utero od una salpingite(infezione delle Tube di Falloppio). Questa complicanza post-raschiamento è comunque rara.

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