-
Paoletta2.
User deleted
"Il cancro e' la mia vita".
E' questo il titolo di un'intervista che una nota biologa olandese ha rilasciato ad un quotidiano.
Si chiama Titia de Lange e lavora in America. Nata a Rotterdam, sin da quando aveva 15 anni ha dovuto fare le veci della mamma, che stava male per un tumore alle ovaie. Quell'eta' l'ha trascorsa tra scuola, compiti, e spesa fatta di corsa per metter qualcosa in tavola la sera al padre (chirurgo) che tornava dal lavoro stanco e voleva solo mangiare e bersi un bicchierino. Ha vissuto quegli anni in solitaria sofferenza, una sofferenza che si e' acuita quando la mamma e' venuta a mancare.
Il padre e' rimasto sempre lontano da lei emotivamente: trovava difficile affrontare il dolore e impossibile confrontare il proprio dolore con quello della figlia.
La figlia ha studiato biologia ed e' andata a lavorare in America. Dopo due anni di lavoro sul tumore al seno a San Francisco, nel 1986 ha scoperto di avere un tumore al seno lei stessa, a 31 anni. Il tumore e' stato asportato e lei ha ricevuto radioterapia.
Dopo un certo periodo ha scoperto di avere ereditato dalla madre la famosa mutazione BRCA1, che si associa a tumore al seno e alle ovaie.
Il tumore e' tornato nel 1998, molto piu' aggressivo. Mastectomia, chemio.
E' ancora viva, lavora, conduce unavita attiva. E' cosciente dle fatto che il k puo' tornare, ma per ora tutto procede bene. Siamo al 2011.
Sono 25 anni che tiene a bada il suo cancro. Ha 56 anni e non ne dimostra neppure uno di piu'.
Perche' lei si' e noi no? Almeno ci si prova, ragazze.. -
cedan.
User deleted
Benissimo Paoletta.....approvo....tutto...ed è questo anche...il mio pensiero!!
Grazie...di portare prove concrete...che si puo'...fare!!. -
ladybe.
User deleted
Si abbiamo bisogno di testimonianze positive..................per convincerci
che ce la possiamo fare. -
.
Paoletta hai tempo per inserirne altre? . -
Paoletta2.
User deleted
se gradite...lo faccio appena posso, promesso . -
Paoletta2.
User deleted
Serenella, non conosco altri casi, ma tutte noi potremmo riportare qui storie ...possibilmente con relativi dettagli.
Se vuoi, pero', posso riferire (nel debito spazio) le linee di ricerca piu' promettenti....una ce l'hai proprio vicino casa tua e interessa la lotta alle metastasi....
. -
.
Grazie cara Paoletta,. ..te lo dico con il cuore,... ... ogni informazione è importante, io sono convinta che tu sei la persona "giusta" che può essere più informata di tutte quante noi (lo penso veramente, lo sai!) .. Abbiamo tanto bisogno di notizie che possano aiutarci a sperare sempre di più nella possibile guarigione... ..per cui ancora grazie dolce amica, grazie per il tuo interessamento e per il tuo aiuto,... ... aspettiamo di leggere qualunque cosa tu ritenga meritevole di attenzione!
Ti abbraccio con infinito affetto.
. -
.CITAZIONEPaoletta hai tempo per inserirne altre?
Non è "se gradiamo" ...... LO DEVI FARE
Se anche altre utenti hanno storie da inserire qua va benissimo.
E come dice Perlina, Paolè..... sei la persona più informata di tutte noi...... -
cedan.
User deleted
Storie italiane..tratte da AIRC
Anna 44 anni
Tumore al seno
Anna ha 44 anni, è una hostess di terra all’Aeroporto di Linate ed è mamma di Greta e Sofia, di 13 e 6 anni.
Nella sua famiglia già la nonna e la zia materna erano state colpite da tumore.
Nel 1996, a 33 anni, una normale visita di controllo rileva la presenza di un fibroadenoma al seno, che il medico le raccomanda di tenere controllato. Basta questa piccola indicazione ed Anna si attiva.
Dopo diverse vicissitudini subisce l'intervento chirurgico, che permette la diagnosi vera e propria di tumore al seno e che richiede una mastectomia radicale.
Dopo l’operazione Anna si è sottoposta a 6 cicli di chemioterapia preventiva e racconta di essere riuscita ad affrontare quel brutto momento grazie alla presenza di sua figlia Greta, che in quel periodo aveva 1 anno.
Dopo l’intervento Anna si è sottoposta a ricostruzione del seno e nel 2001, concluse tutte le cure, è diventata nuovamente mamma di Sofia, che ha allattato al seno sano per 8 mesi.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Simonetta 42 anni
Tumore al seno
Nel 1998, a 33 anni, dopo una mammografia Simonetta riceve la diagnosi di carcinoma duttale infiltrante della mammella destra con la prospettiva non solo di un intervento chirurgico ma anche di chemioterapia e poi 5 anni di terapia ormonale.
Oltre alla paura e all’incertezza del futuro, il colpo più duro fu forse sapere che non sarebbe mai potuta diventata mamma. Non solo non erano prevedibili le conseguenze della chemioterapia sull’apparato riproduttivo, ma sulla base delle informazioni in possesso dei ricercatori all’epoca della diagnosi, una gravidanza dopo tumore al seno era altamente sconsigliata.
Data la sua giovane età (all’epoca le statistiche relative al carcinoma mammario si riferivano a pazienti a partire da 35 anni!) e il desiderio di Simonetta di avere un bambino, l’équipe medica decise di affiancare alla tradizionale chemioterapia anche una terapia protettiva per l’ovaio, il cui risultato non era comunque assicurato.
Tre anni dopo l’intervento, Simonetta e suo marito hanno iniziato le pratiche per l’adozione. Il pensiero di una maternità era ancora lontano. Verso la fine della terapia ormonale, Simonetta parla con il suo medico che la informa di avere condotto uno studio proprio sulla gravidanza dopo tumore al seno. Le prime indicazioni, anche se ancora non statisticamente significative, sono confortanti. La gravidanza non è più considerata pericolosa.
Un anno dopo la fine della terapia ormonale, durante la quale le mestruazioni erano sempre state regolari, Simonetta aspetta un bambino. La gravidanza è stata regolare e Simonetta è diventata mamma di Giacomo, che ha allattato alla mammella non operata fino ad un anno di età. Giacomo oggi ha 2 anni e Simonetta sta benissimo.
A 33 anni le viene diagnosticato un tumore al seno. Ma Simonetta combatte e riesce a coronare il suo sogno di diventare mamma.
. -
FEDE68.
User deleted
Grazie Cedan ogni tanto una boccata di ossigeno ! . -
lunabianca2008.
User deleted
Stelline bellisime queste storie che ci regalano tanto ossigeno.
Grazie!!!!
lunetta. -
Paoletta2.
User deleted
grazie Cedan! . -
cedan.
User deleted
Emma Marrone
MILANO - Piangerai. Come pioggia tu piangerai... È l’incipit ormai famoso della canzone "Arriverà" che l’ha definitivamente lanciata ai vertici della musica leggera italiana, regalandole il secondo posto a Sanremo con i Modà. Al contrario di quanto canta, però, Emmanuela Marrone, in arte Emma, 27 anni da Aradeo in provincia di Lecce, non ha versato neppure una lacrima. Da vera "capu tustu", testa dura, la "leonessa del Salento" non ha pianto quando il ginecologo si è messo le mani nei capelli dopo averla visitata. Due anni fa, alla vigilia della nona edizione del talent show Amici che poi Emma avrebbe vinto, il suo tempo si è fermato sulle labbra del medico che scandivano le parole: tumore, operare, massima urgenza.
«La neoplasia mi aveva preso utero e ovaie. Avevo fatto la Tac e la risonanza magnetica. Anche la ricerca dei marker nel sangue confermava la presenza di cellule tumorali. A quel punto non potevo più sfuggire». Seduta nel backstage di uno dei concerti che sta portando in tour per l’Italia, Emma, un concentrato di bellezza mediterranea, volontà, coraggio e saggezza quasi d’altri tempi, ci racconta la sua storia con estrema semplicità e senza reticenze. Lo fa adesso per un motivo ben preciso: ha voluto evitare facili strumentalizzazioni sia ai tempi di Amici che al Festival di Sanremo, ma ora vuole trasformare la malattia sconfitta in una campagna di prevenzione assieme alla Fondazione Ant di Bologna, che di prevenzione e assistenza domiciliare in campo oncologico si occupa dal 1985.
Cercalo prima che ti trovi. Fidati di me e pensa seriamente alla prevenzione: è il messaggio che la cantante comincerà a diffondere dalla prossima settimana. Di suo, Emma ci mette la faccia. In tasca, non le entra nulla. E per i cinici di mestiere, che inarcheranno il sopracciglio dubbiosi, chiarisce: «Se lo faccio adesso è perché ci credo e voglio aiutare, se posso. Non ho bisogno di usare una malattia del genere per sponsorizzarmi. Nemmeno un mese fa è morta di tumore una mia giovane fan e altre sono in cura. Questo bisogna chiedersi: è normale, ancora oggi, che una ragazzina di 17 anni muoia di tumore in Italia?». Emma ne aveva 25 quando la malattia ha bussato alla sua porta preceduta da avvisaglie di stanchezza prolungata e perdita di peso che mamma Maria e papà Rosario attribuivano alla sua vita stressata. Di giorno lavorava come commessa in negozio e di notte andava in giro a suonare nei locali con la sua band. In più, preparavano un disco tutto da soli. «Poi però, sai quando ti si accende quella lampadina nella testa? Anche prima di andare a fare la visita avevo parlato con mia mamma e le avevo detto: preparati perché non ne verrà niente di buono, lo so. Me lo sentivo dentro».
A chiamare i colleghi del Policlinico Umberto I a Roma per farla operare d’urgenza è stato il ginecologo stesso, amico di famiglia. «Chicca», così la chiama suo padre, ha voluto essere informata di tutto dai dottori fin dall’inizio. A muso duro e da sola. Così glielo hanno detto: rischi di morire; se sopravvivi, c’è la probabilità che tu comunque possa non avere figli. Prima di entrare in sala operatoria, Emma ha quindi chiesto di firmare il consenso alla donazione degli organi. «Ero serena, il perché non lo so. Sarà che sono abbastanza credente, pregavo molto. Avevo paura però volevo comunque affrontare tutto». L’intervento è durato sette ore. «Non smetterò mai di ringraziare la dottoressa Marialuisa Framarino e lo staff di Ginecologia. Mi hanno accolto subito bene e mi hanno salvato la vita. Lei ce l’ha messa tutta per salvarmi le ovaie e l’utero. E c’è riuscita. Fortunatamente non c’è stato nemmeno bisogno di fare radio o chemioterapia, come invece mi era stato anticipato. Dopo l’intervento ho fatto di nuovo gli esami ed era sparito tutto. Nel sangue non era rimasto niente, come se il mio corpo avesse immediatamente reagito bene». Poi, una settimana di ricovero. «Sono stata dimessa anche un giorno prima del previsto, perché volevo tornare a casa. È stato il solo momento in cui ho pianto: non pensavo di uscire con le mie gambe, sinceramente».
Tre settimane dopo, Emma era seduta in un pub a cantare. «Avevo ancora i punti e il busto con le stecche, che ho portato per mesi, anche quando ho fatto il primo provino il 3 giugno ad Amici». Maria De Filippi lo sapeva, ma la ragazza le ha chiesto il silenzio sulla sua condizione. La malattia è scomparsa. È rimasta però la paura che torni e per questo Emma si sottopone ai controlli ogni tre mesi. È arrivato il successo. E l’imperativo di testimoniare: «Da quando sono scampata al male mi sento un po’ fortunata e un po’ missionaria nei confronti dei giovani. A loro dico: mi raccomando, non bisogna vergognarsi di andare dal medico. La prevenzione è importante. Avessi fatto più visite prima, magari avrei arginato il problema in maniera diversa».
Ruggiero Corcella
04 luglio 2011-Corrieredellasera.it
. -
ladybe.
User deleted
Grazie Dany per avere ricordato l'esperienza di Emma Marrone perchè
sarà d'incoraggiamento per tutte!. -
novella2.
User deleted
Grazie, si veramente grazie!!
.